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La Pratica dell’Essenza

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La Pratica dell’Essenza Empty La Pratica dell’Essenza

Messaggio Da Angelodiluce Mar Nov 03, 2009 4:08 pm


Il termine "essenza" richiama direttamente all'essere. L'essenza e' cio' che determina l'essere di
un'entità, la sua piu' intima proprieta'. Nel linguaggio comune l'essenza e' cio' che si ottiene o per
estrazione, o per separazione da un organismo, solitamente vegetale.Ecco allora che nel campo
umano l'essenza rappresenta l'umanita'.
Umanità che risponde all'esigenza di ristabilire il contatto con un verbo, una parola, che si era
sentita ma che a causa della bruttura della necessità è stata avviluppata in una scorza imperforabile
con gli strumenti che si riterrebbero usuali: il ragionamento, l'opinione, l'uso della dialettica come
giudizio.
Ma cos'e' l'Essenza in un organismo umano? Difficile definirla se non se ne
ha la percezione. In questo caso e' piu' facile definire cosa non e' l'essenza di un essere umano, cosa
non e' il suo essere. Di un umano l'essere e' rappresentato dai suoi vestiti?
Togliendo i vestiti continueremo ad avere un essere umano.
L'essenza e' rappresentata dai capelli o dai peli? Radiamo il nostro uomo e
continueremo
ad avere un uomo. Allo stesso modo continueremo avere un essere umano se
lo priveremo delle membra. Cosi' procedendo potremo percorrere un viaggio
alla ricerca dell'essenza in cui prima avremo eliminato il corpo, poi avremo
eliminato la mente, e poi...
Il termine pratica richiama il movimento, si riferisce alla dimensione del fare e quindi parlare di
"pratica dell'essenza" ci porta al fare per raggiungere l'essere.
Praticare è un'insieme di azione e beatitudine, ossia un compendio di mosse e "stupori" che vanno
di pari passo. Così durante il progressivo lavoro di spoliazione insieme a questa "beatitudine" viene
fornito anche un orientamento concettuale minimo ma indispensabile.
Un orientamento che, anche attraverso la lettura dei simboli, ci indica gli strumenti più idonei con i
quali operare e quale è il "giusto" ambiente interiore dove la pratica possa svilupparsi da sola.
E' quindi l'osservazione e l'applicazione di se stessi ma, non come un'azione agente , ma come il
richiamo di queste "immagini" , di questo "ordine degli oggetti" nel quale si è forzati da una "non
forza". Un ambiente interiore che richiama per -magia simpatica- un ambiente esteriore e che ci fa
entrare in un altro ordine di cause ed effetti. Ma anche se l'apporto di queste analogie fosse minimo,
la sensazione -vera e sperimentata- che è reale che beatitudine da? Che fede da?
Così diventa sempre più sensibile il richiamo alla sedimentazione di quanto appreso affinché
fruttifichi realmente. La pratica dell'Essenza e' questo viaggio meraviglioso di progressiva
spoliazione dell'essere umano, fino ad ottenere l'Umanita', senza la quale non ci sarebbe l'Uomo.
L'esempio del seme messo nella terra è calzante: perché in primo luogo, l'operatore non deve far
nulla sul seme ma casomai agire sul terreno, fornendo l'acqua, esponendolo al sole con criterio,

evitare che qualcosa ne turbi o ne impedisca la crescita ; in secondo luogo perchè l'operatore "nonsa" che genere di albero viene da quel seme; egli non vede nel seme l'immagine dell'albero a priori,
l'albero è un qualcosa che purderivando dal seme è diverso dal seme. Qui si tocca anche l'argomento
"fede" ...
Se si prende il "nozionismo", l'operativita è diretta sull'aumento di qualcosa "pompandoci" dentro
qualcosa e non sulla crescita spontanea di qualcosa riferito a una pratica. Nell'azione essenziale al
contrario, vi è una sorta di indifferenza perché l'attività si limita alla preparazione di un'ambiente
interiore-esteriore, cosa per altro più difficile perché sfugge alla percezione dei sensi come
soddisfazione immediata: un luogo dove non vi sia nulla che attragga l'attenzione non da, ne stimoli
alla critica , ne consolazioni, ne soddisfazioni immediate al pari di quelle che si hanno quando si
risolve un'equazione su un piano discorsivo, o si è scritto un buon articolo.
Paradossalmente la pratica consiste nel "non fare niente", ma fare tutto il necessario perché intorno
all'essenza vi sia l'ambiente ottimale per il discernimento, lo sviluppo dell'essenza stessa.
Togliere gli oggetti che impediscono il discernimento dell'essenza ed essere premurosi a fornire ciò

che necessita.

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