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Il dolore nel dibattito sul dualismo

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Messaggio Da Angelodiluce Dom Ago 22, 2010 2:23 pm

Il dolore nel dibattito sul dualismo

di Mario Tiengo - Professore Emerito Università degli Studi di Milan

da scienzaeconoscenza.it

L’evento “percezione del dolore”, sfugge ai normali metodi di ricerca
neurofisiologica ed entra nel millenario dibattito filosofico sul dualismo o
unicismo della interazione cervello-mente...

Percepire dolore significa diventare consapevoli di informazioni
nocicettive. In altri termini quando un evento lesivo colpisce un punto
qualsiasi del nostro organismo, da quel punto sorgono, e si avviano verso il
cervello, informazioni “nocicettive”, ossia di una aggressione
potenzialmente pericolosa per la nostra integrità o addirittura per la
nostra sopravvivenza. Giunte entro pochi secondi al Talamo, le informazioni
si distribuiscono nel cervello, nei circuiti della coscienza - sensazione,
cognizione, emozione - e fra queste tre grandi aree del cervello
(sensoriale, cognitiva ed emotiva) le informazioni si integrano. Dalla
integrazione delle informazioni nocicettive pervenute al cervello emerge (in
modo ancora assolutamente misterioso) la “percezione” del dolore. Anni fa ho
decritto in poche parole tutto questo ampio processo nel modo seguente: “la
percezione del dolore è la presa di coscienza di informazioni nocicettive”.

Possiamo allora affermare che l’intero ciclo del fenomeno “dolore” può
essere descritto in cinque fasi funzionali:
1.- ricezione (eccitazione del nocicettore),
2.- trasmissione (dal nocicettore e al Talamo),
3.- distribuzione (dai nuclei talamici al cervello),
4.- integrazione (delle informazioni nocicettive nei circuiti della
coscienza),
5.- percezione (sentire “male”).

Le prime tre fasi furono descritte assai bene e compiutamente dai
neurofisiologi nell’800 (Charles Sherrington, Filippo Lussana) e del primo
novecento (Eccles, Spadolini e molti altri).

Alla fine del novecento si inizio’ a compiere ricerche sulle fasi 4 e 5 .
Queste presentano una loro caratteristica: sono modulate anche da fattori
mentali (attenzione, distrazione, stress emotivi, tono d’umore, suggestione
ecc.). Esempi clamorosi sono il “placebo” (ossia mancata percezione di
eventi nocivi a causa solo di suggestione) oppure la “SIA” (Stress Induced
Analgesia) sulla quale si tenne, all’Ohio University nel 1992, un Convegno
Internazionale. Come scrive Germana Pareti, i primi ad occuparsi di ricerca
scientifica sulla coscienza furono gli anestesisti poiche’ il lavoro sugli
stati di coscienza rientra nella loro abituale attività (sonno, risveglio,
coma).

Per tentare di chiarire gli ancor oggi misteriosi meccanismi d’azione della
fase di “Percezione” del dolore io dedicai nello scorso secolo molto lavoro:
un lungo periodo di ricerca scientifica e filosofica (che prosegue ancor
oggi) svolto in collaborazione soprattutto con due grandi intellettuali del
XX secolo: il filosofo della scienza Karl Popper ed il Neurofisiologo,
Premio Nobel, John C. Eccles. L’interessante è che l’evento “percezione del
dolore”, sfugge ai normali metodi di ricerca neurofisiologica ed entra nel
millenario dibattito filosofico sul dualismo o unicismo della interazione
cervello-mente.

Karl Popper propose, alla fine del novecento, un modello teorico noto come
“diagramma dei tre mondi”. In esso si considera che l’intero nostro
organismo, a livello cerebrale, sia suddiviso in tre parti o mondi. Eccles
si propose di individuare il correlato neufisiologico di tale modello e creò
la teoria degli “psiconi”.
Nella corteccia cerbrale dell’uomo esistono circa 100 miliardi di neuroni,
raggruppati in fasci di 100 neuroni ciascuno, che sovraintendono a tutte le
funzioni, volontarie ed involontarie del nostro organismo, detti “dendroni”.
Ciacun dendrone è avvolto da una nube di “psiconi”, unita’ immateriali. Gli
èpsdiconi controllano ed intervengono sulla modulazione della esocitosi dei
dendriti raccolti a fascio in quel dendrone esercitando così un controllo
funzionale sull’intero nostro organismo. In altre parole gli psiconi
controllando l’esocitosi di ciascun dendrite esercitano un’azione
regolatrice su tutte le funzioni del nostro organismo. Psiconi e Dendroni
interagiscono fra loro, nell’ipotesi ecclesiana, attraverso “campi di
probabilità quantistica”.

Afferma Eccles: “Sono quindi giunto alla filosofia dualista di Cartsesio,
con le sue res extensa e res cogitans. Questa filosofia garantiva una
condizione di certezza per l’anima e l’Io”. Eccles inugura così, alla fine
del novecento, un periododo di grosse polemiche sull’ IO e sulla coscienza
(consapevolezza) separate e distinte dal cervello. In altri termini l’IO
starebbe prigioniero del nostro corpo e solo alla morte di questo,
finalmente libero, vagherebbe per l’infinito come un fantasma.

Per avere sostenuto tali idee Eccles venne isolato dalla Comunità Scietifica
internazionale e allontanato dalla Università americana che l’aveva chiamato
anni prima. Egli si ritirò in pensione a Coira dove nel 1992 fondò, con me e
pochi altri amici, la SINT, Società Internazionale di Neurobiologia
Teoretica, con lo scopo di indagare su quegli eventi ancora misteriosi e che
sfuggono alla normale ricerca neurofisiologica entrando anche in altri
domini come quello della Filosofia.

Tuttavia, alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche ed ai
progressi della Fisica Quantistica il modello da lui proposto viene
riconsiderato con attenzione dagli scienziati. Infatti nel 1982 i fisici
quantistici scoprono una delle più inaspettate e sconvolgenti proprieta’
della materia: l’entanglement o “intreccio quantistico”. In cosa consiste?
Se una coppia di particelle subatomiche, ad esempi due fotoni, viene
separata ed i due fotoni lanciati separatamente in direzioni opposte,
qualsiasi modifica si applichi ad uno di essi si verifica CONTEMPORANEAMENTE
anche nell’altro la stessa modifica, indipendemente dalla distanza che li
separa. Questo fenomeno che contrasta con tutte le ovvie leggi naturali
della materia si chiama della “non località”.

Il fisico Teodorani, nel suo saggio “Entaglement” scrive: ”Le manifestazioni
di fenomeni psichici, sono intese oggi, seppur su scale diverse, come un
vero e proprio fenomeno di entanglement mentale. I due celebri studiosi di
meccanica quantistica applicata alla neurobiologia, il matematico di Oxford
Roger Penrose, autore del recentissimo ampio volume “Le strade della
realtà”, e lo psiconeurobiologo Stuart Hameroff affermano di avere scoperto
che le trasmissioni de informazioni che avvengono nei microtuboli dei
neuroni si compiono in stato di entaglement. In concluisione le intuizioni
di Popper ed Eccles trovano nalla fisica quantistica ampi orizzonti di
ricerca scientifica. Come scrive Stuart Hameroff: “Spanning neurobiology,
physics and philosophy is the most complete theory of consciousness”.

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