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Il gruppo anti-berlusconi resta aperto (e cambia nome)
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Il gruppo anti-berlusconi resta aperto (e cambia nome)
Nonostante le richieste del ministro Maroni, il gruppo "Uccidiamo Berlusconi" non chiude. Anzi, dopo l'enorme pubblicità ricevuta da TG, giornali e siti web il gruppo ospitato dal social network Facebook cresce: nonostante il rischio di incorrere in un'azione penale gli iscritti passano da 13mila agli attuali quasi 25mila!
La società di Paolo Alto, quindi, non è intervenuta come richiesto dalle autorità italiane ed il gruppo, tutt'ora attivo, ha semplicemente deciso di cambiare nome in "Berlusconi ora che abbiamo la tua attenzione... RISPONDI ALLE NOSTRE DOMANDE".
Nel frattempo la procura di Roma ha aperto un fascicolo per "minacce gravi" ed ha inviato una richiesta all'azienda californiana di fornire il supporto necessario alle indagini al fine di individuare i responsabili.
Il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha dichiarato che verranno prese immediatamente le iniziative necessarie alla chiusura del gruppo di Facebook intitolato "Uccidiamo Berlusconi", contemporanemente tutti i partecipanti verranno iscritti al registro degli indagati per Apologia di Reato.
Il monito lanciato dal Ministro non ha però sortito l'effetto di intimidire la community del social network, il gruppo è infatti passato in poche ore da 13 mila ad oltre 20 mila iscritti e per ora la tendenza alla crescita si sta mantenendo costante nonostante di rischi penali.
Alberto Raul M, uno dei responsabili del gruppo nell'occhio del ciclone (e delle forze dell'ordine), da parte sua continua a sottolineare l'intento ironico per cui è stata creata la comunità e sottolinea come il gruppo sia stato registrato nella categoria Just For Fun.
A onor del vero è giusto sottolineare che il premier non è l'unico personaggio politico nel "mirino" di gruppi creati in Facebook, a parte i molti siti anti-Gelmini e anti-Brunetta si segnala una comunità intitolata "Dario Franceschini, sparati!" creata contro l'attuale segretario del Pd.
La società di Paolo Alto, quindi, non è intervenuta come richiesto dalle autorità italiane ed il gruppo, tutt'ora attivo, ha semplicemente deciso di cambiare nome in "Berlusconi ora che abbiamo la tua attenzione... RISPONDI ALLE NOSTRE DOMANDE".
Nel frattempo la procura di Roma ha aperto un fascicolo per "minacce gravi" ed ha inviato una richiesta all'azienda californiana di fornire il supporto necessario alle indagini al fine di individuare i responsabili.
Il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha dichiarato che verranno prese immediatamente le iniziative necessarie alla chiusura del gruppo di Facebook intitolato "Uccidiamo Berlusconi", contemporanemente tutti i partecipanti verranno iscritti al registro degli indagati per Apologia di Reato.
Il monito lanciato dal Ministro non ha però sortito l'effetto di intimidire la community del social network, il gruppo è infatti passato in poche ore da 13 mila ad oltre 20 mila iscritti e per ora la tendenza alla crescita si sta mantenendo costante nonostante di rischi penali.
Alberto Raul M, uno dei responsabili del gruppo nell'occhio del ciclone (e delle forze dell'ordine), da parte sua continua a sottolineare l'intento ironico per cui è stata creata la comunità e sottolinea come il gruppo sia stato registrato nella categoria Just For Fun.
A onor del vero è giusto sottolineare che il premier non è l'unico personaggio politico nel "mirino" di gruppi creati in Facebook, a parte i molti siti anti-Gelmini e anti-Brunetta si segnala una comunità intitolata "Dario Franceschini, sparati!" creata contro l'attuale segretario del Pd.
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