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Intenzioni, consapevolezza, karma

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Intenzioni, consapevolezza, karma Empty Intenzioni, consapevolezza, karma

Messaggio Da Angelodiluce Ven Nov 20, 2009 1:58 pm

J: Le intenzioni “pure”, sì è un punto importante avere intenzioni pure. Ma prima bisognerebbe capire cosa ognuno intende per “puro”. E, - so che mi ripeto, ma è il punto fondamentale – se non c’è consapevolezza non ci possono essere nemmeno intenzioni pure o come preferisco chiamarle io “sane”.
Quindi il punto base è acquisire consapevolezza. Ogni nostra azione ha una reazione, questo è un punto fondamentale da capire.
Quindi se le mie intenzioni quando sto per intraprendere una azione sono “consapevolmente” positive, saprò che la mia azione potrà avere effetti positivi, o almeno così mi aspetto che sia. Al contrario se le mie intenzioni sono negative mi aspetto negatività.
Ma cosa fare quando le mie azioni sono inconsapevoli? Quando non mi chiedo nemmeno se ciò che sto facendo può o meno fare bene o male? Su che basi posso distinguere ciò che è “bene” o ciò che non lo è per me o per l’altro?
Non farò alcun discorso religioso, perché quanto stiamo trattando non è una questione di religione ma di evoluzione e quindi riguarda tutti.
Ma farò un discorso il più semplice possibile in modo che anche un bambino possa capirmi.
Un’azione può avere risultati e su questo non abbiamo dubbi. Può avere risultati su me, sull’altro (se pratico un’azione verso qualcuno), sull’ambiente. Questa azione può quindi essere positiva solo per me (perché mi gratifica, mi fa stare bene, mi dà soddisfazione, ecc.), positiva per l’altro, per gli stessi motivi, positiva per l’ambiente circostante. Oppure può essere solo positiva per me e non per l’altro, oppure positiva per me, per l’altro e non per l’ambiente circostante.
Solo nei casi in un cui un’azione è positiva per tutte e tre le situazioni (me, l’altro, l’ambiente) posso dire che le mie intenzioni e quindi la mia azione sono sane.
Naturalmente il discorso non è così semplice, perché ci sono azioni che apparentemente sono negative, ma che poi nel tempo risultano evolutive (ma qui rientriamo nel discorso karmico).
Fermiamoci alle nostre azioni di oggi e alle nostre intenzioni.
Partiamo dal presupposto che tutti siamo dotati delle stesse possibilità, tutti abbiamo quindi in egual misura possibilità di scegliere di agire in un modo piuttosto che in un altro.
Posso scegliere di non farmi domande e di agire danneggiando qualcuno o qualcosa, ma in questo caso una voce dentro mi dirà qualcosa. Posso zittirla, posso trovare giustificazioni e dirmi che faccio un data azione per questo dato motivo ecc. ma… e qui sta il punto focale… sto o “zittendo” quello che sento o “trovando giustificazioni”. Ecco qui è il punto in cui focalizzare la consapevolezza.
Se ho deciso che voglio distruggere qualcosa che appartiene a qualcun altro (una macchina, una relazione matrimoniale, un’amicizia, la dignità…) devo trovare il modo per farlo. Nel momento in cui cerco un modo per farlo, ne prendo consapevolezza, ovvero so che sto per fare qualcosa che forse è positivo per la mia sete di potere, di attenzione, di gratificazione, di vendetta, ma non sarà positivo per la persona che lo riceverà.
In quel momento (a tutti accade) sentirò una voce interiore che mi dirà che quanto sto per fare non fa del bene… In quel momento potrò ancora scegliere se andare avanti o interrompere la mia azione. Se sceglierò di andare avanti dovrò (per forza di cose) trovarmi una giustificazione adatta a zittire quella voce. E avrò la matematica certezza che le mie intenzioni non sono positive.
Se invece poniamo che la mia intenzione riguarda l’aiutare un amico in difficoltà e io mi metto a disposizione per ascoltare, consigliare, consolare. Se non ho consapevolezza posso farlo senza farmi domande, ma sempre sentirò una stessa voce che mi dirà: “Non ce la faccio più a sentirlo, sono stanco/a…” oppure: “Ma non serve proprio a niente quello che gli/le sto consigliando, tanto farà di testa sua”, oppure: “Caspita, mi fa proprio piacere che si stia sfogando con me, così mi considera il suo migliore amico”, oppure: “Ora che è nel momento del bisogno posso vendicarmi”, oppure ancora: “Ora che è debole posso approfittarne per fargli/le capire quanto lo amo”, ecc.
La “voce” c’è sempre!
Basta ascoltarla.
E’ semplice, le intenzioni si capiscono ascoltando la voce interiore che ognuno di noi ha.
Il karma ovvero le azioni che compiamo possono essere più o meno gravi anche quelle negative, in base a quanto siamo stati capaci di ascoltare la nostra voce interiore. Ma, non siamo giustificati perché l’abbiamo zittita o non l’abbiamo ascoltata.
Per capire e risolvere il karma si ha bisogno, la maggior parte delle volte, di vivere in prima persona le esperienze di dolore che abbiamo causato, solo così le comprendiamo.
Il karma di popolo funziona allo stesso modo.
Il popolo è fatto da persone, ogni persona ha la sua libera scelta. Chi sceglie di violentare, uccidere, distruggere ha sempre fatto una scelta individuale, solo che ha trovato la giustificazione alla sua voce dicendosi: “Lo faccio in nome di…”, “Se lo meritano”, “E’la giustizia…”, ecc.
Vi ricordo comunque che c’è anche un karma di “non azione”, anche scegliendo di non agire in una determinata situazione si provoca karma e a volte è un karma negativo.
Così come c’è un karma di inedia per chi rifiuta di crescere e di evolversi.
Siamo tutti su questa terra per imparare lezioni. Ogni lezione è individuale, ma vale per tutti.

A: La voce viene sentita da tutti allo stesso modo?

J: Tutti sentono la voce, per tutti la voce ha una giustificazione. Quando la voce dà giustificazioni a quello che si fa è perché o le intenzioni non sono del tutto o parzialmente sane o perché c’è bisogno di maggiore consapevolezza e di interrogarsi sulle reali intenzioni che si hanno.
La voce serve a questo, a far prendere consapevolezza.

A: Vorresti dire che se le intenzioni sono “sane” non c’è la voce?

J: Sì. Se le intenzioni sono completamente sane la voce non serve perché le azioni sono in armonia con il Tutto.

Nel caso che faceva presente X, ad esempio, lei comunque sapeva che avrebbe causato un danno, ecco perché sentiva la voce. Poi ha dovuto fare la scelta per vedere se il danno a se stessa (continuare a subire soprusi e angherie) era accettabile in nome dell’unione della famiglia oppure se il danno che avrebbe causato all’azienda licenziandosi era più accettabile. Ma il solo fatto che ci fosse la voce è perché comunque c’era una situazione dove andavano verificate le intenzioni.

Le giustificazioni sono direttamente proporzionali alla mancanza di consapevolezza del danno che si può causare all’altro (o all’ambiente o a noi stessi) e sono maggiori nel caso in cui vi è una maggiore presenza di egoismo.
Se io ho una forte dose di egoismo vedrò prima di trovare giustificazioni alle mie azioni (che comunque sento che non sono sane) dicendomi che per me va bene così, che poi non sto facendo nulla di male, che poi se non lo faccio io lo farà qualcun altro… Fino ad arrivare alle aberrazioni di dire, se sei un pedofilo: “Io amo quel bambino…”.
Il pedofilo è un essere umano come tutti gli altri e lui stesso ha una bella voce che gli dirà che non è sano quel che sta facendo, ma il suo egoismo è tale che non trova altro che trovare giustificazioni per non cambiare il suo comportamento. Ma la voce c’è, eccome!
Quindi dall’azione stupida come comprare un ennesimo vestito, al fare un debito, al parlare male di qualcuno, al rubare, ecc... fino ad arrivare ad azioni più grandi a livello karmico, la voce c’è ed è sempre ben forte. E tutti la sentono. Solo che la zittiscono con giustificazioni o la anticipano con giustificazioni.

A: Se qualcuno riconoscesse di aver preso l’abitudine a zittire la voce e volesse cambiare, cosa potrebbe fare?

J: Beh, il momento in cui riconosci, senti le giustificazioni che ti dai e di conseguenza aiuti la voce perché inizi a dirti: “Non voglio più prendermi in giro da solo”.
La voce non è che non la senti, tutti la sentono, ma sopra la voce parlano le giustificazioni. Quindi quando stai per fare un’azione, se pure non ti ricordi di chiederti se è positiva per tutti, se pure non ti ricordi di chiederti la motivazione “vera” per cui la fai, seppure mettiamo che non la sai nemmeno la motivazione, quando ti “vedi/senti” che stai giustificandoti, è perché c’è stata una voce.
A volte le giustificazioni non solo le diamo a noi stessi, ma le diamo anche ad alta voce agli altri, a volte ci troviamo a dire agli altri: “Sto facendo così perché….Cosa credi… io….” Ecc.
A volte addirittura neghiamo prima ancora di fare l’azione: “Non lo faccio mica per…”, “Non ho alcuna intenzione di…”
Tutte queste sono giustificazioni che possono far riflettere chi ha scelto di diventare consapevole e aiutarlo al cambiamento.
Il lavoro della consapevolezza sulle giustificazioni è un lavoro molto importante per crescere evolutivamente perché fa riflettere sul proprio ego e quindi aiuta a liberarsene.

A: Ci chiedevamo se c’è sempre un’azione “giusta” o un’azione “sbagliata”. Un’azione crea comunque “karma” di debito o di credito?


J: Su questa terra tutto è fatto di opposti tutto è bene o male, giusto o sbagliato in base alle leggi divine. Badate bene “divine” non religiose. Le leggi divine sono le leggi dell’amore e dell’armonia.
Quindi quando, come abbiamo detto sopra, io agisco senza tener conto dei 3 punti (me stesso, l’altro, l’ambiente) e sono inconsapevole di quanto sto facendo, creo comunque karma. Se divento consapevole che sto cercando di non sentire la voce interiore o la sento e comunque mi trovo giustificazioni, io creo karma.
Le azioni non sono mai senza risultato, infatti “karma” vuol dire azione. C’è sempre un karma in ogni mia azione, può essere positivo o negativo.
In un unico caso interrompo la ruota del karma, quando le mie azioni positive sono senza alcun desiderio, faccio il bene per il bene, senza aspettarmi alcun frutto.
Fino a quando dietro una mia azione c’è un desiderio io creo karma.
Sia esso un desiderio positivo, sia esso un desiderio che porta a qualcosa di male.
Fino a che ho karma da smaltire, io devo rientrare nella ruota della rinascita. Anche se paradossalmente avessi solo karma buono accumulato.
E il momento in cui però rinasco con solo karma buono, per il semplice fatto che sono sulla terra ho nuovamente la possibilità di accumulare nuovo karma nuovamente negativo.
Per tornare alle azioni, quando io scelgo di fare un’azione, so di star facendo del karma. Se non sento alcuna voce e la mia azione mi fa stare bene, il karma è positivo. Se sento una voce e mi creo giustificazioni, il karma è negativo.

A: Se senti la voce non devi agire?

J: Non puoi non agire. Sempre agirai. Se senti la voce sai che quella specifica azione crea karma e quindi quella specifica azione crea un qualche genere di danno. Quindi potrai scegliere di non farla. Ma anche lo scegliere è un’azione. Anzi è sempre un’azione. Fare o non fare è sempre un’azione.
Se tu sapessi che stai pensando di rapinare una banca. La tua decisione, il tuo piano è preparato e deciso. Poi la notte prima della rapina senti la voce che ti dice: “Ma cosa stai facendo? Potresti fare molto male a qualcuno, potresti dover uccidere… In ogni caso stai rubando…”
E tu inizi a dire: “Ma se lo meritano, anche le banche sono dei ladri, la mia non è una pistola vera… non posso uccidere nessuno.. ecc.”
Non ha alcuna importanza il genere di giustificazioni che ti dai e nemmeno l’azione in sé e la sua gravità ha importanza, ciò che conta è che tu hai sentito una “voce” e tu solo puoi scegliere se ascoltarla o meno.
Il momento in cui c’è la voce, tu sai per certo che l’azione che stai per fare è negativa. E crea karma che dovrai smaltire. L’azione di scegliere se farla o meno la farai. Ma se fai l’azione crei karma, se non la fai non lo crei o puoi crearne di positivo, dipende.

A: Se poniamo io devo fare una scelta in cui ci sono di mezzo due persone e se scelgo una l’altra si suicida e viceversa se scelgo l’altra si suicida la prima. Che faccio? Farò karma comunque scegliendo l’una o l’altra.

J: Sì, farai karma comunque e l’hai già fatto perché hai posto le due persone in questa condizione. Il fatto che due persone scelgano di suicidarsi in base ad una tua azione non ti toglie la responsabilità nei loro confronti.
Potresti non scegliere e rimanere in attesa di capire, se la tua attesa non facesse agire loro negativamente.
In ogni caso non ti eviteresti il karma conseguente ad una tua azione precedente.

A: C’è differenza tra azioni che scegli tu di fare o azioni che gli altri ti chiedono di fare o non fare?

J: Le azioni sono sempre azioni chiunque le faccia le fa perché ha operato una sua scelta. Non importa che scelga lui direttamente o che altri chiedano a lui di fare o non fare. La scelta finale è sempre e soltanto sua.
Ci sono azioni che non vorresti fare, ma che magari fai per senso del dovere, come andare a lavorare in un posto che non ami o seguire un corso di studi che non ti piace. Ma qualunque azione sia hai scelto tu di farla, nessuno può obbligarti.
Quando scegli tu qualcosa operi secondo quello che abbiamo detto prima, ascolti o meno la voce, quando ti chiedono gli altri di fare un’azione operi secondo quanto abbiamo detto prima, senti o no la voce. Il discorso non cambia. Se l’azione e l’intenzione è sana non importa se l’hai scelta tu o se te l’hanno chiesta. Un genitore dice al figlio cosa fare per il suo bene, ma il figlio sceglie se fare o non fare. Lo stesso può fare un marito o una moglie. L’azione è sua e la scelta è sua.
Un maestro può dirti cosa fare, e forse se non è un buon maestro sbaglia, o se è un buon maestro ha ragione, ma tu sempre scegli.
A volte non solo si crea un karma negativo per le nostre azioni, ma le nostre azioni creano a loro volta una catena di karma alle persone che ci sono accanto.
Ecco perché ci sono i 3 punti da osservare.
Se io per esempio uccido perché sono ubriaco e guido in questo stato, un ragazzo e poi la madre di questo ragazzo si uccide, io sono responsabile di un doppio karma.
Quando si agisce egoisticamente non tenendo conto dell’ambiente e dei sentimenti altrui, anche se si sente la voce e le giustificazioni, il karma è ancora più forte.
Noi non siamo stati creati per agire individualmente, ma per vivere in un ambiente con varie persone, della nostra famiglia, della coppia, degli amici, del lavoro, e così via.
Non è sano comportarsi tenendo conto solo dei nostri desideri e delle nostre pulsioni. O comunque non è evolutivo né per noi né per gli altri.
Quando si crea karma non c’è evoluzione, ma ci si ferma.
Le esperienze si possono fare e sono importanti, ma non a danno di chi ci sta accanto. I sentimenti altrui vanno sempre rispettati.
Se una madre chiede un figlio deve dare.
Non è una questione di dare o scegliere, ma una questione di rispetto dell’altro. Ovviamente se ciò che ci viene chiesto fosse un danno per noi e per gli altri possiamo rifiutarci e faremmo male a non farlo.
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