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SAN PIETROBURGO, 1917: IL COMPLOTTO CONTRO RASPUTIN

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SAN PIETROBURGO, 1917: IL COMPLOTTO CONTRO RASPUTIN Empty SAN PIETROBURGO, 1917: IL COMPLOTTO CONTRO RASPUTIN

Messaggio Da Angelodiluce Ven Nov 06, 2009 3:12 am

San Pietroburgo, 19 novembre 1916. Alla Duma, questo il nome del Parlamento della Russia zarista, si svolge una seduta molto agitata. La Russia è in guerra da due anni: è la Prima guerra mondiale che vede l’esercito russo alleato di francesi, inglesi e italiani contro Austria e Germania. Ma per i Russi la guerra sta andando molto male. Le continue sconfitte hanno reso incandescente la situazione politica. Molti temono che lo Zar Nicola II sia condizionato negativamente soprattutto da due persone:

1) Sua moglie, la zarina Alessandra, che è di origine tedesca. 2) E da un monaco che da anni domina a corte: si chiama Rasputin

Alla Duma, nella seduta del 19 novembre 1916 il deputato Purischevic tiene un discorso infuocato, dicendo quello che sempre più persone dicono in Russia: la coppia imperiale si copre di vergogna perché dà ascolto a Rasputin, accusato di lavorare contro la Russia in guerra.
Insomma, a corte c’è un nemico della Patria. Bisogna fare qualcosa. Tra quanti ascoltano, dalla tribuna riservata al pubblico, il discorso di Purischevic c’è un principe. Si chiama Feliks Yussupov ed è un membro della famiglia imperiale in quanto ha sposato una nipote dello Zar.
La casa al numero 64 di via Gorohovaja per anni è stata uno dei più importanti centri di potere della Russia.
Dal maggio 1914 fino alla sua morte, poco più di due anni dopo, vi visse Rasputin e qui lo raggiungevano politici, militari, finanzieri a caccia di una raccomandazione presso lo zar. Al terzo piano, interno 20, di questa casa Rasputin ha, di fatto, condizionato la politica russa facendo la fortuna e la sfortuna di uomini e governi. Ma chi era Rasputin e perché aveva così tanto potere? Come poteva un contadino ignorante e provinciale essere accolto con tutti gli onori nella Capitale della Russia imperiale?

In ogni dinastia il problema dei problemi da risolvere è quello della successione: un problema molto sentito dai Romanov che dopo ben quattro femmine avevano avuto finalmente un maschio con la nascita di Alexei. Ma il bambino, l’erede al trono (in russo: zarevic) aveva una grave malattia, tipica delle case regnanti in cui ci si sposava spesso tra consanguinei, e per la quale all’epoca non c’erano grandi rimedi: l’emofilia.

Cos’è l’emofilia? L’emofilia è una malattia emorragica a carattere ereditario, in genere trasmessa dalla madre sana ma portatrice del gene, ai figli maschi. Caratteristica della malattia è una grande facilità alle emorragie anche spontanee che si arrestano con grande difficoltà a causa della mancanza di fattori coagulanti nel sangue.

Lo Zar Nicola II e la zarina Alessandra erano quindi angosciati dalla grave malattia dell’erede al trono ed erano disposti a qualunque cosa pur di vedere in salute il piccolo principe. Purtroppo Alexei era un bambino molto vivace: erano quindi numerose le occasioni in cui cadendo si feriva. E per un malato di emofilia anche una piccola escoriazione può diventare un problema.

E’ proprio quello che accadde alla fine di ottobre 1907 a Carskoe Selo: Alexei cade e si ferisce a una gamba. Le cure dei medici non servono a nulla. Disperata l’Imperatrice decide di convocare quello strano monaco di cui tutta San Pietroburgo parla e che le è stato presentato qualche tempo prima da una Granduchessa.
A mezzanotte Rasputin arriva al Palazzo di Alessandro: quello che accade si verificherà anche altre volte negli anni seguenti. Il monaco allontana i medici,fa sospendere la somministrazione di medicine, si siede al capezzale dello zarevic e inizia a pregare senza mai neanche sfiorare il bambino. Nel corso della notte le condizioni del malato migliorano progressivamente e dopo poco il pericolo è decisamente passato. La fama di guaritore di Rasputin esce da questo episodio ingigantita.
E negli anni a seguire alcuni episodi analoghi lo confermeranno agli occhi degli zar come un uomo guidato da Dio, l’unico in grado di salvare la vita al piccolo erede al trono.

Secondo recenti ricerche i medici di corte tentavano di guarire l’emofilia dello Zarevic Alexei con della aspirina. Ma la medicina se da un lato leniva i dolori articolari del ragazzo dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia. Infatti oggi sappiamo che l’aspirina ritarda la coagulazione del sangue rendendo più lunghe le emorragie. Rasputin in fondo si limitava a chiedere alla coppia imperiale di rinunciare all’aspirina e di pregare di più. Senza aspirina la salute dello Zarevic migliorava e il merito andava a Rasputin
Altri hanno però osservato che quello che poteva valere per lo zarevic non sembra poter valere in altri casi e che comunque alcuni episodi fanno pensare che Rasputin avesse appreso le tecniche di concentrazione degli sciamani orientali e che grazie a queste sue doti fosse in grado veramente di prendere su di se il dolore delle persone che guariva;
C’è poi il fatto che in più di un’occasione Rasputin mostrò di poter vedere nel futuro con predizioni che lasciarono di stucco i testimoni dell’epoca. La più clamorosa è quella in cui, alcuni mesi prima della sua morte, avvertì lo zar che se fosse morto per mano di nobili e non di volgari assassini, sarebbe stata la fine della dinastia dei Romanov entro due anni…
L’ascendente di Rasputin sulla famiglia imperiale e soprattutto sulla zarina Alessandra è un fatto indiscutibile. Ma Rasputin era un uomo molto discusso: se da un lato c’erano molte persone pronte a giurare sulla sua santità e sulle sue incredibili capacità di guaritore, molti altri guardavano con sospetto questo monaco dall’attività sessuale sfrenata, che passava intere notti a ballare e a ubriacarsi e che, nonostante i rapporti di polizia, gli scandali e gli attacchi giornalistici continuava ad essere accolto a braccia aperte dalla famiglia imperiale.

Tra i motivi di scandalo c’era la libertà con cui Rasputin si muoveva negli appartamenti privati della coppia imperiale e dei figli. Le voci che la stessa zarina fosse da annoverare tra le tante amanti del carismatico santone non è mai stata esclusa del tutto. Sull’argomento all’epoca le chiacchiere erano tantissime al punto da fornire lo spunto a varie vignette clandestine in cui si mostravano la zarina Alexandra e Rasputin mentre facevano l’amore in tutte le posizioni.
E, vista la fama di Rasputin, c’era il timore che anche le belle e giovani Granduchesse avessero potuto ricevere le “attenzioni” del monaco siberiano.
Una damigella d’onore, scandalizzata dal fatto che Rasputin giri di notte per le stanze delle ragazze, restando a chiacchierare e a ridere con loro mentre sono in camicia da notte, viene allontanata dall’imperatrice in persona. Né Nicola II né soprattutto Alexandra vogliono sentire accusare un uomo di cui, comunque, mezza Russia parla male…

Con lo scoppio della guerra la situazione si fa insostenibile: lo zar è lontano, al fronte, e gli affari di governo sono controllati dalla zarina che si consiglia quotidianamente con Rasputin.
Alexandra non è molto amata e le sue origini tedesche non l’aiutano. In un atmosfera resa ancora più cupa dalla crisi politica e militare, con il popolo affamato e sobillato dalla propaganda bolscevica, ci vuol poco perché si cominci a credere all’esistenza di un «Partito Tedesco» che lavora, alle spalle dei russi e dei soldati al fronte, per rovinare la Russia. E chi guida questo partito? Ovviamente Rasputin…
Di Rasputin si parlava ovunque, bene e male. Nei salotti il tema di discussione più alla moda era «Siete a favore o contro Rasputin?». Alcuni caffè e ristoranti arrivarono ad esporre cartelli in cui si dichiarava che «In questo locale non si parla di Rasputin».
In compenso, di Rasputin si parlava negli stessi ambienti di corte: praticamente tutta la famiglia imperiale era ostile al monaco: lo erano l'Imperatrice madre e suo fratello, lo zio dello zar; lo stesso Consiglio della Corona si era pronunciato per l’allontanamento di Rasputin dalla corte.
Analoghi sentimenti erano diffusi in molte famiglie nobili. Tra cui gli Yussupov, imparentati con i Romanov, proprietari di un Palazzo tra i più belli di tutta S. Pietroburgo. Era qui che abitava Feliks Yussupov di cui abbiamo parlato all’inizio

Yussupov e gli altri congiurati che si uniranno a lui per togliere di scena Rasputin potevano contare, sembra anche su importanti appoggi stranieri. Ad esempio gli inglesi. Come mai? Rasputin era sempre stato contrario alla guerra e aveva scongiurato Nicola II di non dichiarare guerra alla Germania. Poi, a guerra iniziata, aveva più volte consigliato lo zar di cercare una pace separata con austriaci e tedeschi.
Se Nicola II l’avesse ascoltato, tutti i soldati tedeschi e austriaci impegnati sul fronte orientale si sarebbero riversati ad ovest mettendo in difficoltà francesi, inglesi e italiani. Un pericolo che andava scongiurato anche perché dopo le tante sconfitte subite, la Russia poteva essere davvero tentata di uscire dalla guerra… Un’ipotesi terribile per gli inglesi…

La sera del 16 dicembre 1916 Rasputin esce da casa sua per l’ultima volta. Ovviamente lui non lo sa anche se, nei giorni precedenti, è stato messo in guardia da alcuni amici che hanno saputo che si sta organizzando un complotto contro di lui. Rasputin è stato invitato dal principe Yussupov nel suo Palazzo. Per lui, osteggiato da molti circoli aristocratici della capitale, è un onore al quale è difficile resistere.
Addirittura Yussupov si offre di andarlo a prendere personalmente con la sua macchina

Sono le undici di sera: Yussupov sale al terzo piano, aiuta Rasputin a mettersi galosce per la neve e la pelliccia e scende con lui. L’autista che apre loro la portiera è in realtà uno dei congiurati, il medico Stanislav Lazovert.
E’ lui che, meno di un’ora prima ha preparato i pasticcini e il vino all’arsenico che dovranno liberare la Russia dall’ingombrante monaco.

Palazzo Yussupov, che si affaccia sulla Mojka, dista pochi isolati da via Gorochovaja dov’è la casa di Rasputin. In pochi minuti l’auto guidata dal dottor Lazovert arriva a destinazione, entra nel cortile e si ferma davanti alla scalinata… Per Rasputin Yussupov ha fatto allestire una grande sala nel seminterrato del suo palazzo: camino acceso, tavola imbandita, comode poltrone, una grande pelle d’orso per terra. Proprio al di sopra di questa sala, c’è lo studio di Yussupov dove sono radunati gli altri congiurati, tra cui un cugino dello zar, il granduca Dmitrij e il deputato Purischevic. Il piano è semplice: avvelenare Rasputin e poi, forato il ghiaccio, gettare il corpo nel fiume. Ma le cose iniziano ad andare storte subito…

Nelle sue Memorie Yussupov ha dedicato varie pagine a quella lunga notte, descritta nei minimi particolari. All’inizio, preso dall’emozione, il principe diede a Rasputin i dolci sbagliati. Poi, capito l’errore, offre quelli avvelenati.
Rasputin mangia una pasta, poi un’altra. Poi un’altra ancora. In pochi minuti Rasputin ingerisce tanto cianuro da uccidere non una, ma più persone. In teoria. In pratica sembra che il veleno non abbia nessun effetto sul monaco che beve anche del vino avvelenato come se niente fosse.
Sono ormai le due e mezza del 17 dicembre. Rasputin invece di agonizzare sembra aver sonno. Gli altri congiurati, al piano di sopra, nello studio di Yussupov, si agitano. Yussupov lascia solo Rasputin per qualche minuto e li raggiunge per un consulto. Dopo un’animata discussione i cinque decidono di scendere tutti insieme nella sala dove attende Rasputin e strangolarlo.
Poi Yussupov cambia idea e decide che sparerà lui a bruciapelo al monaco.

Yussupov torna nel seminterrato armato di pistola. Rasputin è un po’ intontito per la gran bevuta e avverte un leggero bruciore allo stomaco. Beve ancora, poi si alza in piedi per osservare gli intarsi di un armadio. In quel momento Yussupov spara, mirando al cuore. Rasputin lancia un urlo selvaggio e crolla di peso sulla pelle d’orso.
Sono le tre del mattino: i congiurati si accertano della morte di Rasputin e, in uno stato di grande confusione, passano alla fase successiva del piano. Fingere il rientro di Rasputin a casa sua.
Il più massiccio di loro indossa pelliccia e colbacco del morto e sale sulla macchina con cui Rasputin e Yussupov sono arrivati a inizio serata. Yussupov e Puriskevic restano invece sul luogo del delitto: quando gli altri saranno rientrati dalla messinscena tutti e cinque insieme dovranno far sparire il cadavere.
Ma le sorprese non sono ancora finite… Quando Yussupov fa per avvicinarsi al corpo di Rasputin, d’un tratto vede che si aprono gli occhi del monaco. D’un tratto Rasputin è in piedi, lo sguardo allucinato, e cerca di strangolare Yussupov.
Il principe si libera a fatica e chiede aiuto: mentre il deputato Puriskevic scende, pistola alla mano, Rasputin è già fuori dalla stanza. Cerca una via di fuga e intanto urla: «Feliks!, Feliks! Dirò tutto all’imperatrice».

Puriskevic insegue ancora Rasputin e spara più volte. Lo colpisce prima alla schiena. Poi alla testa. Rasputin con una vitalità incredibile si trascina in qualche modo nella neve e quando le forze gli mancano è a pochi metri dal cancello.
Yussupov, colto da una crisi isterica, infierisce sul cadavere con un manganello. Poi sviene. Rientrati gli altri congiurati, il corpo di Rasputin viene avvolto in un telo e portato al Ponte Petrovskij per essere gettato, attraverso un foro nel ghiaccio, nel fiume.
Quando le acque gelide accolgono le spoglie mortali di Rasputin, più la sua pelliccia, il colbacco e una galoscia, sono ormai passate le sei del mattino del 17 dicembre…
Il corpo di Rasputin verrà recuperato due giorni dopo, a circa 200 metri da dove era stato gettato in acqua. Anche con la sua morte si ripete la solita divisione tra i suoi seguaci e i molti che, sia tra il popolo che tra l’aristocrazia, lo disprezzavano. Tra i primi, la zarina e le granduchesse, tra i secondi anche i rappresentanti inglesi a San Pietroburgo…

Gli inglesi erano venuti infatti venuti a sapere che attorno a Rasputin si stavano raccogliendo le persone favorevoli alla pace separata con la Germania.
Questo avrebbe significato che a combattere contro tedeschi e austro-ungarici sarebbero rimaste Francia e Inghilterra, che da sole (anche e nonostante il probabile aiuto dell’Italia) non sarebbero mai riuscite a contrastare efficacemente le forze degli Imperi centrali. Gli inglesi capivano, insomma, che la pace separata tra Russia e Germania avrebbe comportato la loro successiva capitolazione o la ricerca obbligata di un armistizio e comunque, in un caso o nell'altro, il collasso politico del loro paese.
Nel luglio 1916 emissari del Kaiser tedesco avevano raggiunto lo Zar Nicola II proponendogli una pace separata con la Germania. Il latore principale di queste proposte era stato proprio Grigorij Rasputin. Affiancato dalle persone del suo entourage, il cosiddetto “circolo religioso”, Rasputin si candidava ad essere l'artefice principale della futura pace separata tra Germania e Russia.

Alle offerte di pace lo Zar rispose che lui non avrebbe mai potuto concludere una pace separata con i tedeschi, perché aveva dato la sua parola agli alleati. Ma, aggiunse: «né mio figlio né mia moglie hanno mai dato una parola del genere agli alleati». «Quindi, se abdicassi e la Zarina diventasse reggente la pace separata sarebbe possibile». Il primo passo in questo senso avrebbe dovuto essere un colpo di stato interno con Rasputin come regista e che avrebbe portato all’abdicazione dello Zar.
Il giorno previsto doveva essere il 6 dicembre 1916, festa di San Nicola, durante la tradizionale cerimonia per festeggiare l’onomastico dello Zar. Ma non si sa perché Rasputin e le persone che gli erano attorno, cambiarono idea e decisero di rimandare tutto all’inizio del gennaio 1917.
Rimaneva quindi poco tempo per intervenire e sia gli inglesi, che Jussupove i suoi dovevano fare in fretta, se volevano eliminare Rasputin. Le memorie di Yussupov, dove il nobile russo descrive accuratamente i drammatici momenti che portarono alla morte di Rasputin, scritte nel 1927 vennero tradotte in inglese proprio da Ryner.
Tuttavia, come ricorda ancora Shishkin, i due principali dossier raccolti dal Foreign Office sulla morte di Rasputin non sono stati ancora declassificati.

Nei giorni seguenti all’omicidio di Rasputin l'ambasciatore britannico Buchanan tento’ di convincere lo Zar che i servizi inglesi non avessero preso parte alla congiura contro il monaco.
Lo Zar accolse le parole di Buchanan molto freddamente in quanto aveva l'assoluta certezza che l'omicidio fosse stato preparato proprio dagli inglesi. “Infatti il Ministero – spiega Shiskin - degli Esteri russo, era riuscito a decifrare i codici segreti inglesi, sicché la corrispondenza tra ambasciata inglese a San Pietroburgo e Londra veniva regolarmente decrittata e messa a disposizione dello Zar. L’odio nei confronti di Rasputin da parte dei congiurati deriverebbe ma non solo da motivazioni politiche: “Li metteva a disagio – continua Shishkin - il fatto che un contadino avesse raggiunto una posizione così elevata a corte. Consideravano Rasputin indegno di ricoprire il ruolo a cui era asceso, indegno di essere così vicino allo Zar.
Oltretutto girava con insistenza la voce che tra la Zarina e Rasputin ci fosse una relazione intima; questo pettegolezzo aveva reso tesi i rapporti tra i parenti dello Zar e lo Zar medesimo, anche perché il monarca era uno dei più strenui difensori di Rasputin. Tengo a sottolineare però, che l’odio degli aristocratici nasceva dal loro disprezzo per tutte le persone di umili origini”.

Nessuno dei congiurati subì gravi conseguenze per aver eliminato Rasputin.
Secondo le leggi dell'Impero russo, i membri della famiglia dello Zar, potevano essere giudicati solo dall'Imperatore stesso. E questo era il caso sia di Jusupov, marito della principessa Irina, nipote dello Zar, sia del principe Dmitrij Pavlovič, che era a sua volta nipote dello Zar. Puriškevič, da parte sua, era anche deputato della Duma. Shishkin sottolinea come su questa vicenda giudiziaria pesasse anche un delicato aspetto politico. “La Russia era all'epoca divisa tra quanti erano favorevoli alla firma di un armistizio separato con gli Imperi centrali e quanti invece desideravano che la guerra continuasse.
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