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Storia delle religioni
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Storia delle religioni
La Storia delle religioni è la disciplina che indaga il tema delle religioni secondo il procedimento storico ovvero avvalendosi delle documentazioni storiche, archeologiche, filologiche ma anche di ambito etnologico, antropologico, ermeneutico ed esegetico.
Tale documentazione viene usata dallo storico delle religioni nella consapevolezza che sta operando su contesti culturali e sociali assolutamente specifici o diacronici.
Origini della Storia delle religioni
La disciplina della Storia delle religioni è nata nell'ambito della cultura occidentale.
Il primo autore che riportò usi e costumi religiosi di più popoli fu Erodoto (484 a.C.-425 a.C.) nella sua opera le Storie (Ἰστορἴαι Istoriai), autore motivato sia dal relativismo religioso sofistico sia da un profondo interesse nei confronti delle culture "barbare".
Per avere una comparazione più moderna dei diversi credi religiosi occorre tuttavia aspettare l'Umanesimo di Marsilio Ficino (1433-1499) e di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494).
Marsilio Ficino nella sue opere del 1474, Theologia platonica e Liber de christiana religione accostò alla figura di Gesù Cristo, personalità di altre fedi come Zarathustra, Mosè, Pitagora, Ermete Trismegisto e Proclo.
Pico della Mirandola pubblicò nel 1486 il De omni re scibili propugnando la tesi che tutte le religioni intendono nelle loro dottrine convergere verso il Cristianesimo.
Ma è nel 1548 con l'opera De deis gentium di Lilio Gregorio Giraldi (1479-1552) che appare la prima opera esegetica sui miti religiosi greci ed egizi.
Edward Herbert (1581-1648) fu il primo ad effettuare un'analisi comparata delle differenti religioni al di fuori di una prospettiva cristiana. Nel suo De religione gentilium (pubblicato postumo) rivaluta il paganesimo con i suoi riti e le sue dottrine all'interno di un monoteismo neoplatonico. Di fatto è il fondatore del monoteismo deista del tutto indipendente dalla lettura biblica che influenzerà poi le dottrine religiose illuministe.
Con il gesuita Atanasio Kircher (1602-1680) appassionato studioso della lingua e della cultura egizia, si affacciò l'ipotesi che la cultura classica neoplatonica fosse ispirata direttamente da Dio e che le religioni non cristiane abbiano avuto origine dalla stessa Bibbia.
Un altro importante gesuita, Joseph François Lafitau (1681-1746) pubblicò, nel 1724, uno dei primi studi comparati sulle religioni, il Moeurs des sauvage américains, dove ritenne di rilevare delle affinità tra le credenze dei nativi americani con le dottrine e le pratiche religiose greche.
Nel 1725 Giambattista Vico (1688-1744) pubblica Scienza nuova dove affrontò, tra gli altri argomenti, l'ambito dei miti che a sua detta consentivano di penetrare nelle differenti culture umane. Vico ritenne anche che l'uomo non potesse vivere senza avere un rapporto con il mito o con la religione. Non solo, Julien Ries nota come:
Anche Charles de Brosses (1709-1777), nel suo Du culte des dieux fétiches del 1760 ritenne di individuare delle analogie tra le pratiche religiose degli indigeni africani con quelle dei greci e degli egizi. de Brosses fu il primo a coniare il termine feticismo per indicare la pratica religiosa delle origini dell'umanita, consistente nelle adorazioni di pietre, astri o animali praticate dai popoli primitivi, stadio precedente al politeismo. Lo storico e linguista francese affrontò anche il tema della formazione del linguaggio e propugnò la necessità di estendere sul piano universale e storico le ricerche in questi campi.
Tale documentazione viene usata dallo storico delle religioni nella consapevolezza che sta operando su contesti culturali e sociali assolutamente specifici o diacronici.
Origini della Storia delle religioni
La disciplina della Storia delle religioni è nata nell'ambito della cultura occidentale.
Il primo autore che riportò usi e costumi religiosi di più popoli fu Erodoto (484 a.C.-425 a.C.) nella sua opera le Storie (Ἰστορἴαι Istoriai), autore motivato sia dal relativismo religioso sofistico sia da un profondo interesse nei confronti delle culture "barbare".
Per avere una comparazione più moderna dei diversi credi religiosi occorre tuttavia aspettare l'Umanesimo di Marsilio Ficino (1433-1499) e di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494).
Marsilio Ficino nella sue opere del 1474, Theologia platonica e Liber de christiana religione accostò alla figura di Gesù Cristo, personalità di altre fedi come Zarathustra, Mosè, Pitagora, Ermete Trismegisto e Proclo.
Pico della Mirandola pubblicò nel 1486 il De omni re scibili propugnando la tesi che tutte le religioni intendono nelle loro dottrine convergere verso il Cristianesimo.
Ma è nel 1548 con l'opera De deis gentium di Lilio Gregorio Giraldi (1479-1552) che appare la prima opera esegetica sui miti religiosi greci ed egizi.
Edward Herbert (1581-1648) fu il primo ad effettuare un'analisi comparata delle differenti religioni al di fuori di una prospettiva cristiana. Nel suo De religione gentilium (pubblicato postumo) rivaluta il paganesimo con i suoi riti e le sue dottrine all'interno di un monoteismo neoplatonico. Di fatto è il fondatore del monoteismo deista del tutto indipendente dalla lettura biblica che influenzerà poi le dottrine religiose illuministe.
Con il gesuita Atanasio Kircher (1602-1680) appassionato studioso della lingua e della cultura egizia, si affacciò l'ipotesi che la cultura classica neoplatonica fosse ispirata direttamente da Dio e che le religioni non cristiane abbiano avuto origine dalla stessa Bibbia.
Un altro importante gesuita, Joseph François Lafitau (1681-1746) pubblicò, nel 1724, uno dei primi studi comparati sulle religioni, il Moeurs des sauvage américains, dove ritenne di rilevare delle affinità tra le credenze dei nativi americani con le dottrine e le pratiche religiose greche.
Nel 1725 Giambattista Vico (1688-1744) pubblica Scienza nuova dove affrontò, tra gli altri argomenti, l'ambito dei miti che a sua detta consentivano di penetrare nelle differenti culture umane. Vico ritenne anche che l'uomo non potesse vivere senza avere un rapporto con il mito o con la religione. Non solo, Julien Ries nota come:
« La Scienza nuova è insomma un vero preludio alla Scienza delle religioni e molte delle idee in essa contenute sono state riprese e sviluppate dai moderni: è il caso dell'importanza del simbolismo della volta celeste per la coscienza religiosa arcaica. A ciò va aggiunta la concezione del ruolo delle culture e della loro influenza su istitutizioni e tradizioni religiose e quella del mito come fattore dell'intelligibilità delle culture » | |
(Julien Ries. Opera omnia vol. V. Milano, Jaca Book, 2008, pag.9) |
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