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Vincenzo Verzeni
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Vincenzo Verzeni
Nome Completo: Vincenzo Verzeni Soprannome: il Vampiro di Bergamo, il Vampiro della Padania Nato il: 11 aprile 1849 Morto il: 23 luglio 1874 Vittime Accertate: 2, più 6 tentativi di aggressione Modus operandi: Atti di mutilazione, vampirismo e cannibalismo Benché Vincenzo Verzeni, ribattezzato dalla stampa il Vampiro di Bergamo, abbia avuto all’attivo solo due vittime, è rimasto impresso nell’immaginario collettivo italiano per l’efferatezza dei sui delitti e per la sua aberrante sete di sangue. Attivo già dall’età di diciotto anni (concluderà la sua breve carriera a ventidue), egli è inoltre il primo serial killer italiano di cui si abbia una seria e dettagliata documentazione, grazie agli studi su di lui condotti, dall’antropologo e criminologo, Cesare Lombroso. Vincenzo Verzeni: l’infanzia e la famiglia Vincenzo Verzeni nasce a Bottanuco, un piccolo paesino in provincia di Bergamo, situato sulla riva sinistra del fiume Adda, l’11 aprile 1849. Alto 1,66 per 68 kg di peso, Vincenzo è quello che comunemente si può definire “un bravo ragazzo”, silenzioso, docile e molto solitario. Ma dietro quella calma apparente, si cela una personalità pericolosamente borderline. Verzeni, come molti serial killer, proviene da una situazione familiare decisamente complessa: un padre alcolizzato e violento e una madre remissiva e bigotta. A chiudere questo triangolo all’insegna del precariato emozionale vi è un’inguaribile avarizia, che pone costantemente i membri della famiglia gli uni contro gli altri. Questo clima, altamente patogeno, concorse ad alimentare le instabili fantasie di Vincenzo Verzeni, il quale non perse tempo a dare sfogo alla sua crudeltà, trasformandosi in un incubo lungo quattro anni, dal 1870 al 1874. Vincenzo Verzeni: gli omicidi La prima vittima accertata di Vincenzo Verzeni risale all’8 dicembre 1870. Si tratta della quattordicenne Giovanna Motta, uccisa in aperta campagna. La ragazzina si stava recando a Suisio da alcuni parenti, ma non vi giunse mai. Aggredita da Verzeni, scomparve per sempre, come inghiottita dalla campagna bergamasca. Il suo corpo, orribilmente mutilato, fu trovato solo quattro giorni dopo. Nuda e squartata, a Giovanna Motta le erano stati asportati gli organi genitali e le interiora, quest’ultime rinvenute successivamente in un cavo di gelso. Il collo presentava numerosi morsi, mentre una parte del polpaccio era stata asportata con inaudita ferocia. Su una pietra, posta vicino al cadavere, vennero rinvenuti dieci spilloni disposti a raggiera. È possibile ipotizzare, data la presenza di questi oggetti, che il Verzeni fosse affetto anche da piquerismo, ma che non si sia spinto oltre, forse interrotto da qualcuno o perché tornato in sé. Non vi sono tuttavia prove che inducano a ritenere che l’assassino abbia abusato sessualmente della ragazzina, vista e considerata l’asportazione dei genitali. Dopo otto mesi e diciannove giorni, e precisamente il 27 agosto del 1871 (alcuni asseriscono che si tratti del 1872), il Vampiro torna a colpire. La seconda vittima, Elisabetta Pagnoncelli, viene ritrovata pressappoco come la precedente vittima: squartata e con vistose tracce di morsi sul collo. Vincenzo Verzeni: le aggressioni La follia di Vincenzo Verzeni era già scoppiata in precedenza. Pur non esitando in omicidi, durante queste aggressioni si delinearono le sue tristemente note, inclinazioni patologiche. Nel 1867 tenta di mordere alla gola e di bere il sangue della cugina Marianna mentre questa dormiva, ma la ragazza, svegliatasi di soprassalto, si mise a urlare, mettendolo subito in fuga. Nel 1869 un’altra giovane donna, tale Barbara Bravi, viene aggredita da uno sconosciuto. Anche in questo caso le sue urla bastarono a mettere in fuga l’ignoto aggressore. Successivamente, la Bravi, pur non avendo visto bene in volto il suo aguzzino, non escluderà a priori che si possa trattare di Verzeni. Sempre nel 1869, viene aggredita Margherita Esposito e questa volta Verzeni viene identificato con molta precisione. Nella dura colluttazione, la Esposito riesce a colpire e a ferire visibilmente Verzeni. Sempre nello stesso anno accade un fatto curioso. Un’altra donna, Angela Previtali, viene stordita e condotta in una zona disabitata. Ma alla fine il Verzeni, mosso a compassione, la libera. Il 10 aprile del 1871 è la volta di Maria Galli, la quale viene importunata da un uomo che in identifica come Vincenzo Verzeni. Il 26 agosto del 1871, il giorno prima dell’omicidio di Elisabetta Pagnoncelli, il mostro aggredisce Maria Previtali, spingendola e cercando di morderla alla gola.
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