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PANTHEON EGIZIO

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Messaggio Da Angelodiluce Mar Nov 03, 2009 5:37 pm

La scena teologica egizia appare subito complessa, per via del fatto che ogni dinastia modificava il suo Pantheon di riferimento, aggiungendo, togliendo o cambiando nome alle varie divinità di riferimento. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che ogni città dava rilievo a una teogonia che talvolta contraddiceva quella di un altra città per fini propagandistici.
Nel nostro elenco, per facilitare la cosa, aggiungeremo città e dinastia di riferimento.
Gli egizi considerarono le divinità sotto un duplice aspetto: iconico ed aniconico; al primo fanno capo gli dei con tratti umani e quelli raffigurati con caratteristiche teriomorfe e zoomorfe (i succitati esempi a testa di animale). Nel secondo gruppo rientrano i fenomeni atmosferici e i concetti astratti, come la giustizia (Maat) e la magia (Heke). Gli dei egizi non sono trascendenti, ma sono insiti nei fenomeni fondamentali della natura e dell’esistenza come energia vitale, che si manifesta nell’uomo, negli animali, nelle piante, nelle stelle, e così via. Il dio è costituito, come l’uomo, di sei elementi: corpo (djed), doppio (ka), ombra (kh’b-t), anima (ba), forza (skhm) e nome (rn). Questa concezione antropomorfa è riscontrabile anche nella sistemazione teologica che è prevalentemente attuata mediante l’associazione in nuclei divini, che spesso erano triadi familiari, come nel caso di Amon, Mut e Khonsu a Tebe, o Ptah, Sekhmet e Nefertum a Menphi.

Amon
Fu una delle principali divinità della mitologia egizia. Sposo di Mut e padre di Khonsu, nella triade tebana, fu all'origine un dio dell'aria nell'Ogdoade eliopolitana. Seguendo le fortune della capitale dell'Alto Egitto, a partire dalla XVIII dinastia divenne il dio supremo del pantheon egizio e divinità universale di tutto il mondo egizio, tanto da essere assimilato al dio del Sole Ra, sotto il nome di Amon-Ra. Viene solitamente raffigurato come un uomo con il capo coperto da una corona con due lunghe piume, come un'oca (che, secondo il mito, avrebbe deposto l'uovo cosmico primordiale da cui si sarebbe generata la vita) e come un'ariete con il disco solare tra le corna ricurve. I santuari maggiori dedicati ad Amon sono il tempio di Karnak e quello di Luxor, tra i quali si svolgeva l'annuale processione della statua del dio. Nell'oasi di Siwa Alessandro Magno ebbe dall'oracolo la rivelazione di essere figlio di Amon-Zeus.

Anditi -Onuris
E’ il nome di una divinità dell'antico Egitto. Nella mitologia egizia Onuris fu in origine una divinità della della caccia, il cui regno era il deserto; in epoca thinita divenne una divinità della guerra. Il suo nome significa colui che riporta l'allontanatae secondo una leggenda raccolse l'occhio di Ra, di cui era il messaggero, che si era allontanato. Secondo un'altra tradizione riportò in patria una dea fuggita in Nubia, dea che veniva identificata con Tefnet Centri del suo culto furono This, capitale dell'VIII distretto dell'Alto Egitto e Sebennytos capitale del XII distretto del Basso Egitto. Onuris, i cui titoli erano "Distruttore dei nemici" e "Salvatore", era il patrono dell'esercito egizio e proteggeva i fedeli contro i nemici e gli animali. Veniva raffigurato come un uomo, a volte con testa leonina, con una lancia ed un copricapo con quattro piume. Durante il Nuovo Regno, il collegamento con Tefnet portò ad associare Onuris con Shu. In quanto difensore del sole venne identificato con Horo

AntiIl nome geroglifico si traduce più precisamente con Anpu o Inepu («colui che ha testa di un cane selvaggio»). Originario del XVII nomos dell'Alto Egitto, è il dio della morte, a volte anche degli inferi, della mitologia egizia. Sua madre è Hesat o Bast con un padre sconosciuto, o Nefti, e in questo caso suo padre sarebbe Set, Ra o Osiride. Sua sorella è Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet. Anubi fu messo in relazione con il dio greco Ermes formando Ermanubi. Il centro del suo culto era a Cinopoli.È rappresentato con la testa di sciacallo o qualche altro tipo di cane, ed il suo simbolo è lo sciacallo, animale che si nutre di carogne e strettamente connesso alla morte. È anche conosciuto come il Guardiano dei Morti. Nell'iconografia è rappresentato come un uomo con testa canina e grandi orecchie, spesso ornato con un nastro e mentre brandisce una frusta. Anubi fu originariamente il signore degli inferi, in seguito alla crescita del culto di Osiride ne divenne il guardiano. Il ruolo di Anubi come guardiano consisté in principio nel custodire la bilancia sulla quale le anime dei morti erano pesate con la piuma di Maat. Se l'anima era leggera come la piuma, Anubi lasciava l'anima ad Osiride; al contrario era data in pasto ad Ammit. In questo ruolo, è talvolta identificato con un dio conosciuto col nome di Upuaut ("colui che apre la via"). Nel ruolo di imbalsamatore Anubi è chiamato con l'epiteto imy-ut ("colui che è nel luogo dove si imbalsama"). Egli custodisce i resti mortali, come tombe e necropoli. Il testo Unas (linea 70) associa Anubi con l'Occhio di Horo. Nel Libro dei morti imbalsama il corpo di Osiride, lo avvolge nelle bende fatte da Iside e Nefti, e lo protegge. La moglie di Anubi è la dea Anput, simbolo della quale è sempre uno sciacallo. Per molto tempo si ritenne che Anput fosse solamente un altro nome di Anubi; una strana idea ove si consideri che i nomi egiziani che finiscono in t sono solitamente femminili.

Anuqet
è una divinità egizia venerata nella regione della I cataratta del Nilo. Nella mitologia era descritta come figlia di Khnum e di Satet con i quali formava una triade.E’ rappresentata come una donna recante sul capo una corona di piume. Anuquet compariva nelle rappresentazioni funebri insieme a Tueret, divinità rappresentante i canneti del delta del Nilo, simboleggiando i deserti del sud. In tale rappresentazione le due dee racchiudevano l'intera vallata del Nilo (nella parte che costituisce l'Egitto).

Api
è un'antica divinità della mitologia egizia adorata a Menphi sotto forma di toro. Il culto di Api è attestato da Manetone fin dalla II dinastia e alcuni studiosi, anche sulla base della citazione di Claudio Eliano, ritengono che la divinità fosse adorata già dalla I dinastia. Fin dall'inizio Api fu venerato sotto forma di un toro, nero con macchie bianche, scelto in base a particolari forme delle macchie stesse. L'antichità del culto è provata anche dalla presenza di nomi teofori formati con Hep come Khenet-Hep, madre di Djeser. A Saqqara è stato scoperto un complesso di corridoi sotteranei, detto Serapeum ove sono sepolti, dentro grandi sarcofagi, i tori Api. Spesso Api è messo in relazione con l'altra divinità menfita, Ptah ed infatti uno degli epiteti più frequenti è: Api vivente, araldo di Ptah, colui che fa salire la verità fino al dio dal bel volto.

Astarte
Fu una dea venerata nell'area semitica nord-occidentale. Astarte era la Grande Madre fenicia e cananea, sposa di Adon, legata alla fertilità, alla fecondità ed alla guerra e connessa con l'Ishtar babilonese. I maggiori centri di culto furono Sidone, Tiro e Biblo. Era venerata anche a Malta ed Erice in Sicilia, dove venne identificata con Venere Ericina. Astarte entrò a far parte dalla XVIII dinastia egizia anche del pantheon egizio, dove venne identificata con Iside, Sekhmet ed Hathor. In epoca ellenistica fu accomunata alla dea greca Afrodite, come Urania e Cipride (da Cipro, uno dei maggiori centri di culto di Astarte) e alla dea siriaca Atargartis, la Dea Syria dei Romani. Suoi simboli erano il leone, il cavallo, la sfinge e la colomba. Nelle raffigurazioni compare spesso nuda ed in quelle egiziane con ampie corna ricurve, sull'esempio di Hathor. Il nome Astarte o Ashtoret compare spesso nell'Antico Testamento. La differenza di pronuncia nell'ebraico biblico (‘Aštōret invece di ‘Ašteret) deriverebbe dalla sostituzione delle vocali del nome della divinità fenicia con quelle del termine bōshet ("vergogna"). A volte, come in Giudici 10:6, si incontra la forma plurale ‘Aštērōt, termine indicante probabilmente divinità femminili di origine straniera, come i "Ba‘alim" per Baal.

Atum
(denominato anche Tem, Temu, Tum e Atem) è un'antica divinità della mitologia egizia. Originariamente associato con la terra, era considerato il dio creatore nella teologia eliopolitana. Nel mito cosmogonico legato all'enneade di Eliopoli si narra che in principio vi fosse Nun, il caos incontrollato, elemento liquido e turbolento, il non creato. Dal Nun emerse una collinetta dalla quale nacque Atum. Questi sputando o eiaculando diede vita a Shu (l'aria) e Tefnut (l'umido), i quali a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il cielo). Il mito racconta che questi ultimi se ne stavano sempre uniti e impedivano alla vita di germogliare, così Atum ordinò al loro padre, Shu, di dividerli. Con le mani Shu spinse Nut verso l'alto facendole formare la volta celeste e con i piedi calpestò Geb tenendolo sdraiato. In questo modo l'aria separò il cielo dalla terra. Geb e Nut, a loro volta, generarono quattro figli: Osiride, Iside, Nefti e Seth. Nell’iconografia Atum viene raffigurato come un uomo, assiso sul trono o a volte in piedi, con in testa il copricapo con i simboli dell’Alto e del Basso Egitto. In epoca tarda fu identificato con Ra, nella forma di Atum-Ra, simboleggiante il sole al tramonto.

Bast o Bastet o Bastit
Era nella mitologia egizia una divinità raffigurata con corpo di donna e testa di gatto. Si tratta di una divinità dai tratti solari simboleggiante il calore benefico del sole. Un epiteto tipico di Bastet era Signora delle bende. Centro del suo culto era la città di Per Bastet (la Bubasti) dei greci (attuale Zagazig, vicino al delta del Nilo), dove -secondo Erodoto- si svolgevano anche dei festeggiamento periodici in onore della dea, e dove è stata rinvenuta una necropoli di gatti sacri mummificati, con relativo tempio.Alle origini, Bast era una divinità del culto solare. Quando l'influenza greca si estese sulla società egiziana, Bast divenne una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide. A partire dalla II Dinastia, Bastet venne raffigurata come un gatto selvatico del deserto oppure come una leonessa. Venne rappresentata come un felino domestico solo intorno al 1000 a.C.. Bast era la "Figlia di Ra", quindi aveva lo stesso rango di altre dee quali Maat e Tefnut. In più, Bast era uno degli "Occhi di Ra", nel senso che veniva mandata specificamente ad annientare i nemici dell'Egitto e dei suoi dei. Da quando i Greci identificarono Bast con Artemide, la dea fu detta "madre del dio dalla testa di leone Mihos" (anch'egli venerato a Bubasti, insieme a Thoth), e fu raffigurata comunemente o come donna con la testa di un gatto o come gatto vero e proprio. Gli antichi egiziani chiamavano "myeu" il gatto; addomesticarono quelli che vivevano ai bordi del delta del Nilo, originariamente per debellare i topi che infestavano i granai. Ma poi, col passare del tempo, non ci fu casa o tempio o edificio che non registrasse la presenza di almeno un gatto, tenuto peraltro con ogni cura. Quando uno di questi felini moriva, si dice che il padrone usasse radersi un sopracciglio in segno di rispetto nei confronti dell'animale. Il culto di Bast raggiunse una diffusione tale che il gatto in Egitto era protetto dalla legge. Era vietato fargli del male o trasferirli al di fuori dei confini del regno dei faraoni. Chi violava tali disposizioni era passibile di pena di morte. Nonostante le leggi egizie proibissero l'esportazione dei gatti, ritenuti animali sacri, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose. Furono poi i Romani a portarli per primi nelle isole britanniche. Racconta una leggenda che Bast, morsa da uno scorpione, fu guarita da Ra.Gli Egiziani avevano un modo di dire: «non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet». Bast era infatti comunemente accoppiata a Sekhmet, la dea dalla testa di leone di Memphis, Wadjet ed Hathor. Questo modo di dire affonda le sue radici nella leggenda di Ra che, infuriato, provocò una siccità (evento terribile per gli egiziani che vivevano delle piene del Nilo). Quando si fu calmato, Ra mandò Thot a cercare Bast in Nubia, dove la dea si nascondeva sotto forma di leonessa (Sekhmet). Discendendo il Nilo, Bast si era bagnata nel fiume in una città sacra a Iside, trasformandosi di nuovo in gatta ed era entrata trionfante a Per Bastet (città dei gatti), dove fu poi trovata da Thot (per molti secoli gli egiziani hanno ripercorso il suo viaggio in venerazione dei gatti). Secondo altre leggende, Bast era sorella di Sekhmet

Bes
è spesso considerato una divinità minore dell'antico Egitto eppure, seppur con nomi differenti, è sempre esistito nell'antica religione egizia. Fin dal periodo arcaico erano venerati diversi demoni nani con il compito di scongiurare le sciagure, questi potevano essere rappresentati coperti da pelli di leoni o che ne portavano la coda e le orecchie. Bes veniva rappresentato nano, spesso vecchio, deforme, paffuto e bonario. Questa divinità porta spesso in mano delle "armi" con cui scacciare gli spiriti maligni: il Sa (il nodo della fortuna), un coltello corto o degli strumenti musicali. Nel Medio Regno Bes si era affermato in tutto l'Egitto come divinità protettrice dal malocchio e dio della casa, ed era raffigurato con le sue smorfie e linguacce su moltissimi oggetti di uso domestico, dai vasi per cosmetici alle testate dei letti. Durante il Nuovo Regno dell'Egitto fino all'eresia di Ecknaton fu rappresentato alato.


Geb o Seb(ht hr La dimora di Horo), divinità egizia raffigurata, di norma, come una giovane donna che porta sul capo lunghe corna bovine ed il disco solare. Il nome indica l'attribuzione a questa divinità antichissima il ruolo di madre del dio-falco Horo. Il nome di Hathor compare nei testi delle piramidi risalenti alla IV dinastia. Durante il Medio Regno ricevette l'epiteto di Nub (dorata) e venne considerata dea della musica e della danza. Il culto di Hathor si diffuse anche in Palestina ed in Fenicia (importante il suo tempio a Biblo). In seguito venne identificata, in queste regioni, con Astarte e con altre divinità cananee come la dea Qadesh. Hathor era considerata anche Signora del sicomoro del sud ed in tale veste onorata a Dendera, dove sorge un tempio in suo onore.

HEHU


Hershef
(egizio Ḥry-š=f "Colui che è sul suo stagno"), trascritto in greco come "Harsaphes" fu un antico dio, venerato ad Heracleopolis Magna, nel ventesimo distretto dell'Alto Egitto. Fu identificato con gli dei egizi Ra e Osiride ed assimilato ad Eracle nella mitologia greca. L'identificazione con Eracle potrebbe spiegarsi con il fatto che il suo nome in epoca tarda fu reso a volte come Ḥry-šf.t "Colui che ha grande forza". Hershef fu un dio creatore che nacque dalle acque primordiali affiorando sul fiore di loto. Veniva raffigurato come un uomo con la testa di ariete.

Hesat
era la manifestazione terrestre di Hathor. Era venerata ad Afroditopolis nel 22. distretto dell'Alto Egitto. Viene raffigurata con le sembianze di una mucca bianca. Secondo alcune leggende sarebbe la madre del dio degli inferi Anubi.

Horoè un uccello, sacro per la mitologia egizia. Uno dei motivi della sua fama risiede nel fatto di essere divoratore di serpenti, un altro aspetto che particolare, è che l'ibis si ciba anche di carogne. L'animale beveva e cercava solo acqua limpida. Per questo movito i sacerdoti egiziani, per il rito delle lustrazioni, utilizzavano prevalentemente l'acqua in cui un ibis si era dissetato. Nell'antico Egitto l'Ibis veniva allevato e poi ucciso e mummificato. Una volta mummificato veniva posto in prossimita delle sepolture, o acquisiva la funzione di amuleto, a protezione delle abitazioni.

Imhotepera nella mitologia mesopotamica, la dea dell'amore e della guerra, derivata dall'omologa dea sumera Inanna. A lei era dedicata una delle otto porte di Babilonia. Ishtar aveva contemporaneamente l'aspetto di dea benefica (amore, pietà, vegetazione, maternità) e di demone terrificante (guerra e tempeste). I principali centri del suo culto erano Uruk, Ashur, Babilonia, Ninive Come spesso accade i numerosi miti riguardanti Ishtar sono spesso in contrasto tra loro. In alcuni racconti è figlia di Sin, dio della luna, e sorella di Shamash, dio del sole mentri in altri è descritta come figlia di Anu, dio del cielo. In tutti i racconti si mantiene comunque l'associazione della dea con il pianeta Venere che le comporta l'appellativo di Signora della Luce Risplendente è l'associazione con la stella ad otto punte, un simbolo che si ritrova anche nell'iconografia cristiana correlato alla Vergine Maria Nell'Epopea di Gilgamesh Ishtar rappresenta l'amore sensuale e viene descritta come innamorata via via del pastore Tammuz poi di un uccello, di un leone, di un cavallo, di un giardiniere ed in ultimo di Gilgamesh stesso che la rifiuta a causa della crudeltà della dea che aveva condannato ad un triste destino tutti i suoi precedenti amanti. La morte di Tammuz è anche descritta nell'opera La discesa di Ishtar negli inferi dove la dea, dopo essere discesa nell'oltretomba ed essere stata giudicata e giustiziata, rinasce scambiando il proprio corpo con quello dello sposo Tammuz. Il culto di Ishtar si diffuse anche in Egitto durante la XVIII dinastia.Secondo la tradizione il culto potrebbe essere stato importato in Egitto da Amenhotep III con la richiesta fatta a Tushratta, re di Mitanni, di poter avere la statua della dea conservata a Ninive allo scopo di curare una malattia del sovrano egizio. Nell'iconografia egizia la dea è talvolta raffigurata nell'atto di allattare. La figura di Ishtar si trova connessa con molte altre divinità del Medio e Vicino Oriente come Anath, Anutit, Aruru, Asdar, Asherat, Astarte, Ashtoreth. Athtar, Belit, Inanna, Innimi, Kiliti, Mash, Meni, Nana, Ninhursag, Ninlil e Nintud. Da questo fatto deriva anche la grande quantità di simboli diversi associati alla dea. Essendo in origine una Dea Madre talvolta Ishtar è raffigurata nell'atto di allattare.

Iside

Khentamenti è il nome di una divinità solare egizia. Khepri rappresentava il sole del mattino e, di norma, era raffigurato con uno scarabeo. L'associazione con il movimento solare deriva, con ogni probabilità, dall'osservazione della circostanza che lo spinge di fronte a sé palline di [[sterco] la cui forma rotonda è facilmente associabile al sole (raffigurato come un cerchio). Per tale motivo Khepri è colui che ogni mattina spinge Ra fuori dalla duat (oltretomba) rinnovando la rinascita di Nut. Per tale motivo la divinità rappresenta anche la trasformazione che l'uomo subisce nella morte e nela successiva rinascita. Khepri veniva rappresentato principalmente come un intero scarabeo, anche se in alcuni dipinti tombali e papiri funerari viene rappresentato come un essere umano di sesso maschile con la testa di scarabeo. Viene anche rappresentato come uno scarabeo in una barca solare tenuta a galla da Nun. Quando veniva rappresentato come uno scarabeo, veniva tipicamente raffigurato mentre spingeva il sole attraverso il cielo ogni giorno oppure mentre lo faceva rotolare in tutta sicurezza attraverso l'oltretomba egizio ogni notte. Come aspetto di Ra, è particolarmente prevalente nella letteratura funeraria del Nuovo Regno, quando diverse tombe ramessidi nella Valle dei Re vennero decorate con raffigurazioni di Ra come disco solare contenente immagini di Khepri. Khepri ha un ruolo anche nella teologia dell'Ogdoade.

Khnumè il nome di una divinità dell'antico Egitto. ḫnsw - Khonsu Khonsu era pare della triade tebana insieme ad Amon e Mut di cui era considerato figlio. Si tratta di una divinità lunare associato talvolta con Shu, dio dell'aria. Nell'iconografia religiosa era rappresentato come un uomo con i capelli acconciati ancora in modo infantile (con la treccia laterale) e recante sul capo il disco lunare. Un altro ruolo di Khonsu era quello di accompagnare il ba (anima) dei defunti nella duat (aldilà). A Tebe era talvolta identificato con l'epiteto Neferhotep il cui significato letterale è perfetto di offerte ma può anche significare del buon riposo.

[b]Maat
nella religione egizia e nel moderno Kemetismo rappresenta l'ordine cosmico. Nell'antico Egitto i principi di Maat erano parte integrante della società, e garanti dell'ordine pubblico. Il sovrano aveva come compito primario quello di presiedere al rispetto della Legge, per questo molti sovrani portarono come nome Meri Maat, che letteralmente significa "amato da Maat". Essendo la forza dell'ordine e della verità, si pensava che Maat fosse venuta in esistenza al momento della creazione, considerandola dunque un'entità autocreatasi. Quando, nell'antico Egitto, cominciò a stabilirsi la fede di Thoth si iniziò ad affermare l'idea di Maat come madre dell'Ogdoade e di Thoth come il padre. Negli inferi così come erano intesi dalla religione egizia (il Duat), i cuori dei morti erano soppesati nella stanza delle due verità su una bilancia custodita da Anubi. Su uno dei piatti veniva posto il cuore del defunto, mentre sull'altro c'era la piuma di Maat. Se pesava più di questa, il cuore veniva divorato da Ammit e il suo possessore era condannato a rimanere nel Duat. In caso contrario, l'anima pura di cuore veniva condotta da Osiride nell'Aaru. Maat era raffigurata nell'arte come una donna con ali e una piuma di struzzo sulla testa (a volte semplicemente una piuma). Queste immagini sono rintracciabili su molti sarcofagi come simbolo di protezione per l'anima del morto. Gli egizi credevano che senza l'ordine di Maat ci sarebbe stato soltanto il caos primordiale e quindi il mondo non si sarebbe nemmeno creato. Era quindi necessità del faraone applicare e far applicare la legge, per consentire il mantenimento dell'equilibrio cosmico. Nel Kemetismo, Maat è il Principio regolatore dell'universo, emanazione diretta dell'Uno Neter (o spesso del dio solare Ra) e personificato in una dea alata, il cui simbolo è una piuma. La piuma esprime le principali caratteristiche della forza divina di Maat, la legge cosmica, ovvero giustizia, verità ed equilibrio, nonché l'ordine divino che agisce nel cosmo, mantenendolo in allineamento con l'Uno, allineamento da cui scaturiscono la pace e l'armonia. Sulla regola eterna di Maat si deve basare la vita dell'uomo, ovvero sulla giustizia e sull'amore per gli altri e per tutte le espressioni della natura, essendo questa emanazione dell'Unico Essere. La religione kemetica insegna che la legge universale di Maat è da ricercare in una serie di quarantadue regole, estremamente simili ai comandamenti del Cristianesimo (la religione cristiana dei primordi potrebbe averli tratti dalla religione egizia antica). Queste regole sono semplici dettami che permettono all'uomo di mantenersi in armonia con il mondo e con la società in cui vive. Spesso hanno un significato metaforico, non sono verità assolute ma semplici consigli per vivere bene. 1. Non uccidere e non permettere che nessuno lo faccia. 2. Non commettere adulterio. 3. Non essere collerico. 4. Non causare terrore. 5. Non assalire e non provocare dolore al prossimo. 6. Non sfruttare il prossimo. 7. Non fare danni che possano provocare dolore all'uomo o agli animali. 8. Non causare spargimento di lacrime. 9. Rispetta il prossimo. 10. Non rubare ciò che non ti appartiene. 11. Non prendere più cibo di quanto te ne spetti. 12. Non danneggiare la natura. 13. Non privare nessuno di ciò che ama. 14. Non dire falsa testimonianza. 15. Non mentire per far del male ad altri. 16. Non imporre le tue idee agli altri. 17. Non agire per fare del male. 18. Non parlare delle cose altrui. 19. Non ascoltare di nascosto. 20. Non ignorare la verità e la giustizia. 21. Non giudicare male gli altri senza conoscerli. 22. Rispetta i luoghi sacri. 23. Rispetta e aiuta chi soffre. 24. Non arrabbiarti senza valide ragioni. 25. Non ostacolare il flusso dell'acqua. 26. Non sprecare l'acqua. 27. Non inquinare la Terra. 28. Non nominare Dio in vano. 29. Non disprezzare le credenze altrui. 30. Non approfittare della fede altrui per fare del male. 31. Non pregare né troppo né troppo poco gli dèi. 32. Non approfittare dei beni del vicino. 33. Rispetta i defunti. 34. Rispetta i giorni sacri anche se non credi. 35. Non rubare le offerte fatte agli dèi utilizzandole per te stesso. 36. Non disprezzare i riti sacri. 37. Non uccidere i sacri animali senza una ragione seria. 38. Non agire con insolenza. 39. Non agire con arroganza. 40. Non vantarti delle tue condizioni migliori difronte ad altri. 41. Rispetta i tuoi doveri. 42. Rispetta la legge e non abusarne. .

Min
fu una divinità della mitologia egizia, venerata nell'Alto Egitto a Coptos, nel quinto distretto, ed a Panopolis, nel nono distretto. Dio itifallico della fecondità e della fertilità, fu il signore dei paesi fuori dell'Egitto e patrono delle carovane. Fino al Medio Regno fu identificato con Horo e più tardi con Amon, dando vita ad Amon-Min, associato alla virilità e rappresentato da un toro bianco. Viene raffigurato come un uomo mummificato con la corona in testa, adornata di due lunghe piume, mentre tiene in una mano il pene eretto e nell'altra, alzata, un flagello. Viene anche chiamo il "Pan egiziano".

Mnevis, divinità egizia originariamente adorata nel IV distretto (nomos) dell'Alto Egitto. mn T w Montu (Mentu) In origine si trattava di un dio guerriero raffigurato con figura umana e testa di falco ed armato di arco ed ascia. In epoca tarda verrà raffigurato anche con la testa di toro in correlazione al suo animale sacro il toro Bukhis. In origine Montu era una divinità solare che più tardi verrà associata a Ra nella forma Montu-Ra. Quando viene spodestato dal ruolo, nel distretto tebano, da Amon rimase come divinità protettrice delle fortezze di Tebe: Medamud e Tod. I sovrani della XI dinastia scelsero Montu come divinità protettrice. Sposa di Montu era Ciernenet, signora di Ermonti, signora del cielo. In epoca ellenistica venne associato all'Apollo greco.

[b]Mut
dea di Tebe dalla forma di avvoltoio o in sembianze di donna, con copricapo a forma di avvoltoio o corona bianca o doppia, anche con la testa di leonessa. Venne considerata sposa di Amon. .

Nefti Anche nota come Nit, Net e Neit era la divinità patrona di Sais, nel Delta occidentale. Originariamente Neith fu la dea della caccia e della guerra ed ebbe come simbolo, come la città stessa di Sais, due frecce incrociate sopra uno scudo. Nella forma antica, come divinità della guerra, era considerata artefice delle armi dei guerrieri e guardiana dei morti in battaglia. Comunque il suo simbolo poteva anche essere interpretato come un telaio, cosicché Neith divenne la dea della tessitura, da cui derivò il nome di tessitrice. In questo ruolo di dea delle arti domestiche era protettrice delle donne e guardiana del matrimonio. Le donne della famiglia reale aggiunsero spesso il nome teoforo al loro in suo onore. La dea della guerra fu anche associata alla morte; si pensava che Neith avvolgesse i corpi dei morti con le bende nella imbalsamazione. Così divenne protettrice di uno dei quattro Figli di Horo, Duamutef, la deificazione del canopo che conteneva lo stomaco. Nel tempo, poiché il suo nome poteva anche essere interpretato con il significato di "acqua", Neith fu considerata la personificazione delle acque primordiali della creazione, nella Ogdoade, e quindi madre di Ra. Come dea delle acque fu anche considerata madre di Sobek e raffigurata mentre allatta un piccolo coccodrillo. In tempi più recenti, la dea della guerra e della morte fu identificata con Nefti, e quindi considerata moglie di Seth. Nell'iconografia, Neith appare come una donna con una spola di telaio sulla testa, con in mano un arco e delle frecce. Viene anche rappresentata come una donna con la testa di leonessa, di serpente o di mucca. Una grande festa, chiamata la Festa delle Lampade, si teneva ogni anno in suo onore. Dal racconto di Erodoto sappiamo che i devoti della dea durante la celebrazione notturna accendevano centinaia di luci all’aria aperta. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Neith possa corrispondere alla dea punica Tanit (Ta-Nit). Platone nel Timeo afferma che essa fosse la dea greca Atena con un altro nome, ma storicamente le due divinità non condividono le stesse origini.

[b]Nekhbet
Anche chiamata Nechbet e Nekhebit fu un'antica divinità locale, patrona della città di Nekheb, capitale del terzo distretto dell'Alto Egitto. Divenne più tardi la dea protettrice del sovrano e la personificazione dell'Alto Egitto con l'epiteto signora della corona bianca, come la dea-cobra Uto lo era del Basso Egitto. Queste due divinità simboleggiano le Due Terre (il nord ed il sud) riunite nel nome del sovrano, sul diadema del quale sono rappresentate. Nella titolatura reale rappresentano le "Due Signore" del nome Nebti. Nekhbet viene raffigurata come un avvoltoio bianco, che tende le ali protettrici, o come una donna che porta la corona bianca dell'Alto Egitto.

Nut o Nuit
Era la dea del cielo, in contrasto con la maggior parte delle altre mitologie, che solitamente hanno un padre celeste. Nut è figlia di Shu, dio dell’aria, e Tefnut, dea dell’umidità. Era una delle divinità dell’Enneade e suo marito era Geb, la terra, con cui ebbe quattro figli - Osiride, Iside, Seth e Nefti. La leggenda narra che Geb e Nut erano in origine uniti, fino a quando Shu li separò, creando lo spazio tra cielo e terra. Originariamente fu la dea del cielo diurno, ma più tardi rappresentò il cielo in generale. Si pensava che il dio-sole, Ra, nel suo viaggio notturno, fosse da lei ingoiato dopo il tramonto, per essere partorito di nuovo all’alba. Nello stesso modo, Nut divorava e faceva rinascere le stelle, e per questo motivo era considerata una divinità legata alla resurrezione. Come tale si trova spesso raffigurata all’interno dei sarcofaghi. Nell’iconografia la volta celeste è rappresentata da Nut, solitamente raffigurata come una donna nuda, ricoperta di stelle, con le mani ed i piedi a terra, inarcata su Geb, dal quale è tenuta lontana da Shu, che la sostiene. I dipinti la raffigurano con un vaso d’acqua sulla testa, presente nel geroglifico del suo nome. A volte si presenta nella forma di una mucca, il cui grande corpo forma il cielo, di un albero di sicomoro, o come una grande scrofa mentre divora i suoi piccoli, che simboleggiano le stelle. .

Onuris
è la forma greca del nome della divinità egizia Inhert. Altre letture del nome sono: Anhur, An-Her, Anhuret, Han-Her, Onouris. Nella mitologia egizia Onuris fu in origine una divinità della della caccia, il cui regno era il deserto; in epoca thinita divenne una divinità della guerra. Il suo nome significa colui che riporta l'allontanatae secondo una leggenda raccolse l'occhio di Ra, di cui era il messaggero, che si era allontanato. Secondo un'altra tradizione riportò in patria una dea fuggita in Nubia, dea che veniva identificata con Tefnet Centri del suo culto furono This, capitale dell'VIII distretto dell'Alto Egitto e Sebennytos capitale del XII distretto del Basso Egitto Onuris, i cui titoli erano "Distruttore dei nemici" e "Salvatore", era il patrono dell'esercito egizio e proteggeva i fedeli contro i nemici e gli animali. Veniva raffigurato come un uomo, a volte con testa leonina, con una lancia ed un copricapo con quattro piume. Durante il Nuovo Regno, il collegamento con Tefnet portò ad associare Onuris con Shu. In quanto difensore del sole venne identificato con Horo. .

Osiride
Anche Usiride, Osiris od Osiri o, in egiziano antico, Asar cioè vegetazione, è il dio egiziano della morte e dell’oltretomba. È una delle divinità dell’Enneade ed il suo culto fu uno dei maggiori dell’Egitto, dove le sue statue decoravano moltissimi cortili dei templi. Era originario della città di Busiris e fu sepolto nella città di Abydos, centro del suo culto. Osiride era il dio egiziano degli inferi, oltre che della fertilità e dell’agricoltura. Nel Duat, l’oltretomba, Osiride pesava i cuori dei morti su un piatto della bilancia, mentre sull’altro vi era una piuma. Le anime che pesavano di più a causa dei peccati venivano date in pasto ad Ammit, mentre quelle che erano abbastanza leggere venivano mandate da Aaru. Figlio di Nut e Geb, ebbe da sua sorella Iside il figlio Horo. Beb fu il suo primo figlio. Più tardi, Osiride fu messo in relazione con Seker e Ptah portando alla forma sincretistica di Ptah-Seker-Osiride; venne anche identificato con Heryshaf.[modifica] Il mito I miti di Osiride, Iside, Horo e Seth sono tra i più importanti della mitologia egizia. Vi sono varie versioni della vita e delle azioni di Osiride: di seguito un breve riassunto: Osiride portò la civiltà agli uomini, insegnò loro come coltivare la terra e produrre il vino e fu molto amato dal popolo. Seth, invidioso del fratello, cospirò per ucciderlo. Egli costruì in segreto una bara preziosa fatta appositamente per il fratello e poi tenne un banchetto, nel quale annunciò che ne avrebbe fatto dono a colui al quale si fosse adattata. Dopo che alcuni ebbero provato senza successo, Seth incoraggiò il fratello a provarla. Appena Osiride vi si adagiò dentro il coperchio venne chiuso e sigillato. Seth e i suoi amici gettarono la bara nel Nilo, facendo annegare Osiride. Questo atto simboleggerebbe l’annuale inondazione del Nilo. Iside con l’aiuto della sorella Nefti riportò Osiride alla vita usando i suoi poteri magici. Prima che si potesse vendicare, Seth uccise Osiride, fece a pezzi il suo corpo e nascose le quattordici (secondo alcune fonti: tredici o quindici) parti in vari luoghi. Iside e Nefti trovarono i pezzi (eccetto i genitali, che erano stati mangiati dal pesce Ossirinco). Ra mandò Anubi e Thot ad imbalsamare Osiride, ma Iside lo riportò in vita. Successivamente Osiride andò negli inferi per giudicare le anime dei morti, e così venne chiamato Neb-er-tcher ("il signore del limite estremo"). Il figlio che Osiride ebbe da Iside, Horo, quando fu abbastanza grande affrontò Seth in battaglia, per vendicare la morte del padre. Il combattimento fu lungo e cruento, Horo perse un occhio nella battaglia e Seth un testicolo. Il conflitto fu interrotto dagli altri dei, che decisero in favore di Horo e diedero a lui la sovranità del paese. Seth fu condannato e bandito dalla regione. In altre versioni le due divinità si riconciliarono, rappresentando l’unione dell’Alto e Basso Egitto.

Ptah ("creatore") (o Tanen, Ta-tenen, Tathenen, Peteh)
E’ un dio creatore, demiurgo della città di Menphi, patrono degli artigiani e degli architetti. Api era il suo oracolo. Fu connesso con le divinità Seker e Osiride, che insieme costituirono Ptah-Seker-Osiride. Come Tanen, Ptah era conosciuto come divinità ctonia. Fu sposato con Sekhmet o (secondo poche fonti) Bast. Fra i suoi figli: Nefertem, Mihos e Imhotep. Nell'iconografia è raffigurato come un uomo mummificato con barba, che tiene fra le mani uno scettro composito con l’ankh (simbolo della vita), un geroglifico del potere, e il djed (simbolo della stabilità). Spesso ha sul capo una calotta di pelle. Da alcune fonti viene considerato il solo creatore non creato dell’intero universo, ed è anche ritenuto, a volte, una personificazione della materia primordiale (Ta-tenen). L’importanza del ruolo di Ptah nella mitologia egiziana è testimoniata dalla etimologia del termine "Egitto", una corruzione greca della frase "Het-Ka-Ptah", o "Casa dello Spirito di Ptah".

Ra (noto anche nella forma Re)
E’ il Dio-Sole di Eliopoli nell’antico Egitto. Dalla quinta dinastia (ca. 2400 a.C.) in avanti fu congiunto con il dio tebano Amon fino a diventare la più importante divinità del pantheon egizio con il nome di Amon-Ra. Egli rimase per secoli il dio supremo, tranne per un breve periodo durante il periodo di Akhenaton (1350 a.C. - 1334 a.C.) quando fu imposta nell'Egitto l'esclusiva adorazione di Aton, il disco solare stesso. In tempi più recenti, fu associato a Heryshaf. Fu anche il padre di Heget e di Bast. Ra è un dio creatosi da solo, essendosi formato da Mehturt, un tumulo (vedi Ogdoade) che diviene dalle acque di Nu, o un fiore di loto. Creò anche Shu e Tefnut dal suo sperma o muco, Hu e Sia dal suo sangue e l’umanità dalle sue lacrime. Il sole è il corpo di Ra, o solamente il suo occhio. In Eliopoli (la capitale del suo culto), Ra era adorato come Atum (il tramonto del sole), Ra-Harachte (il pianeta Venere) e Khepri ("il sole che sorge"). Più tardi fu associato ad Horus. L’Occhio di Ra, anche chiamato l’Occhio di Horus. Benché Ra e Atum ("colui che completa o perfeziona") fossero lo stesso dio, Atum era utilizzato in vari modi. Egli era primariamente il simbolo del sole che tramonta ed era anche un sostituto di Ra come creatore di Shu e Tefnut. In alcuni culti Atum era stato creato da Ptah. Atum era il padre di Hike. Atum era il capo dell’Enneade ed era rappresentato da Mnevis, il toro nero. Era associato al serpente, lucertola, scarabeo, mangusta, leone, e icneumone. Ra percorreva ogni notte il mondo degli inferi su una nave ed era protetto dal mostro Apep da Set e Mehen. Durante il viaggio era noto come Auf o Efu Ra. Hathor e Ra una volta discussero e lei lasciò l'Egitto. Thot, travestito, riuscì a convincerla a tornare. L’identificazione di Amon-Ra con Zeus e Giove era riconosciuta dai Greci e dai Romani. I Greci diedero il nome di Diospolis Magna, città di Zeus, a Tebe. Egli era anche associato con la Fenice. I simboli di Ra sono il disco solare o il simbolo astronomico del sole: un cerchio con un punto nel centro.

Satet
divinità egizia correlata con le acqua del Nilo, venerata nella regione di Elefantina. Nell'iconografia egizia è raffigurata come una donna recante sul capo la corona dell'Alto Egitto. Il nome ha il significato letterale di eiaculazione in correlazione con la teoria che vedeva l'annuale piena del Nilo come l'effetto dell'atto di masturbarsi del dio Atum. Nella teologia di Elefantina formava una triade con Khnum, suo sposo, e con la figlia Anuqet mentre ad Esna (Latopolis) aveva come figlia la dea Neith Centro del culto di Satet, come anche di Anuqet, era probabilmente l'isola di Sehel, al centro del Nilo, infatti nuno degli epiteti della dea è appunto quella di Sehel. Nella visione cosmogonica Satet è associata a Sothis, la stella Sirio. In epoca tarda anche questa divinità subirà un processo di assimilazione ad Iside. Satet ha un ruolo anche nella raffigurazioni funerarie dove è definita l'arciere che scaglia il nuovo Nilo come una freccia e fornisce ai defunti la vitalità del fiume. Tale immagine è legata al passaggio del Nilo dalla regione delle cateratte, dove le acque sono maggiormente turbolente, alla valle del Nilo vera e propria ove il fiume scorre con maggior regolarità

Sekhmet (la potente)
è una divinità della mitologia egizia. Centro del suo culto era Letopolis nel 2° distretto del Basso Egitto Viene raffigurata come una donna con la testa leonina, sormontata dal sole e dall'ureo. Dea della guerra, impersonifica i raggi del sole ed è lo strumento della vendetta di Ra contro l'insurrezione degli uomini. Nella tarda teogonia menfita è membro della triade in qualità di sposa di Ptah e madre di Nefertem. Molte statue di Sekhmet sono state trovate nel tempio della dea Mut a Karnak.

Serapide o Sarapide
è un dio greco-egizio, il cui culto fu introdotto ad Alessandria d'Egitto da Tolomeo I, che vi fece costruire il Serapeo. Circa le origini della divinità esistono teorie contrastanti: le più accreditate sono quella dell'origine sinopitica-babilonese e quella dell'origine menfitica da Osiris-Api. Veniva raffigurato barbuto come Zeus e Ade, con un moggio di grano in testa, seduto sul trono, con uno scettro in una mano, spesso con l'altra su Cerbero. L'animale a lui sacro è il toro Api. Alcuni studiosi, basandosi sul racconto di Plutarco (Iside e Osiride, 28), ritengono che il dio, o almeno la sua immagine, provenisse da Sinope. In questa colonia assira ellenizzata sarebbe esistito un tempio ad una divinità semitica, Ea, conosciuta con il titolo di Sar-Apsi ("signore degli abissi"). L'oracolo di questo dio, secondo Arriano (Anabasis, VII. 26), sarebbe stato consultato a Babilonia dai generali di Alessandro Magno malato. L'assonanza dei nomi Sarapsi e Wsr-hp=Osorapis avrebbe spinto Tolomeo I alla scelta del dio per farlo accettare al popolo egizio. Altri studiosi propendono per un'origine autoctona del dio e lo identificano con la divinità degli inferi Osiride-Api, venerato a Menfi. Qui il tempio di Serapide sorgeva su una collina chiamata Sen-Hapi, che nella trascrizione greca fu resa con Synopion, causando l'omonimia con Sinope. Gli sforzi compiuti da Tolomeo I di integrazione della religione egizia con quella dei conquistatori greci portarono all'accettazione da parte dei sacerdoti egizi di una statua greca scelta come idolo e dichiarata l'equivalente antropomorfo di Api, ovvero la manifestazione terrestre di Osiride. Grazie alla politica religiosa dei Tolomei, l'importanza di Serapide crebbe fino a farne la maggiore divinità egizia, sostituendosi ad Osiride ed associandosi quindi ad Iside, Horo (nella forma di Harpocrate) e Anubi. Tramite un fenomeno tipico del sincretismo di età ellenistica Serapide fu identificato con molti dèi greci, quali Zeus, in quanto Signore dell'Universo, Ade, come dio dell'oltretomba, Dioniso, in quanto dio della fecondità, Asclepio, come dio guaritore, ed Helios, nell'aspetto solare. Il culto di Serapide si confuse anche col cristianesimo: L'importanza di Serapide non fu legata solamente all'Egitto, ma il suo culto fu introdotto in molte città del mondo greco e romano, fino al IV secolo, quando, in seguito ad una serie di editti di Teodosio I, il Serapeo di Alessandria fu distrutto ed i culti pagani vietati.

Seth (anche Sutekh, Setesh, Set, etc)
Dio del deserto nella mitologia egizia secondo la teogonia menphita sviluppata nel periodo tardo. Figlio di Geb, la terra (principio maschile) e Nut, il cielo (principio femminile), fratello di Osiride, Iside e Nefti (di cui era anche lo sposo), per gelosia organizzò una congiura mortale nei confronti del fratello Osiride che sarà poi vendicato dal figlio di quest'ultimo, Horo. In origine Seth è una delle maggiori divinità dell'Alto Egitto del Periodo Predinastico, con la funzione di benigna divinità dei morti. La sua importanza diminuisce quando i re dell' Alto Egitto unificano le Due Terre ed impongono il loro dio, Horo, come divinità principale. Comunque per tutto il Regno Antico Seth mantiene una certa importanza e sul finire della II dinastia sostituisce il rivale nella titolatura reale (Peribsen), oppure si affianca ad Horus (Khasekhemwy). Durante il periodo hyksos Seth verrà prescleto quale Dio dinastico ed associato alla divinità hurrita della tempesta Teshup Durante la XIX dinastia il nome di Seth torna a comparire nelle titolature reali come nomen (Seti I e Seti II) Seth è anche detto l'Ombita dalla città di Ombos sede originaria del suo culto. Viene, di norma, raffigurato come un uomo con testa di animale, talvolta identificato con lo sciacallo, più generalmente indicato semplicemente come "animale di Seth", nelle raffigurazioni più antiche è invece raffigurato come animale.

Shesat
era la moglie di Thot, la divinità dalla testa di Ibis, considerato dagli egizi l'inventore del calendario di 365 giorni. Shesat era considerata la dea della scrittura, in quanto fu la prima donna a introdurne l'uso nell'Antico Egitto. Sul capo della divinità è raffigurato un'arbusto, cioè l'albero della conoscenza.

Shu (o Chu),
dio primordiale della mitologia egizia, fa parte della grande Enneade di Eliopoli. Nacque, come sua sorella gemella e moglie Tefnut, dallo sperma o muco di Atum, il creatore. Tefnut e Shu formano la prima coppia divina. La prima è il simbolo dell’umidità e Shu quello dell’aria; rappresentano con i loro due figli, Geb (la terra) et Nut (il cielo), i quattro elementi primordiali. Shu simboleggia l’aria, intesa anche come soffio di vita. Viene raffigurato come un uomo barbuto, che sta sopra Geb nell’atto di sostenere Nut con le braccia tese (l’aria tra la terra ed il cielo). Spesso indossa sul capo una piuma di struzzo. A Leontopoli, Shu e Tefnut erano venerati sotto forma di una coppia di leoni. Shu fu in seguito identificato con Anhur, il cui nome significa Portatore del cielo, diventando Anhur-Shu.

Sobek (anche Sebek, Sochet, Sobk, Sobki, Soknopais, e, in lingua greca, Suchos)
è il dio dell'acqua e delle inondazioni del Nilo nella mitologia egizia. Figlio della dea Neith, nel ruolo di signore delle acque e della fertilità veniva adorato nella capitale del XXI distretto dell'Alto Egitto, Crocodilopolis, l'odierna Fayyum. Il santuario principale a lui dedicato si trova a Kom Ombo; nella vicina necropoli sono state trovate mummie di coccodrilli, animali sacri al dio.
Viene generalmente raffigurato come un uomo con la testa di coccodrillo, spesso con l'ureo sul capo e l'ankh in una mano.

Sokar
è una divinità della mitologia egizia, il cui culto era legato alla necropoli di Menphi. Una delle raffigurazioni più frequenti di questa divinità, identificata talvolta con Ptah o con Osiri, era quella di un falco mummificato o di una mummia con la testa di falco. Sokaret è anche uno degli appellativi di Hathor.

Sopedet -Sothis
divinità egizia identificata con la stella Sirio appartenente alla costellazione Canis Major. La grande importanza attribuita dagli egizi a questa stella era legata alla levata eliaca della stella stessa, fenomeno, ricorrente ogni 1460, anni su cui erano basati i calcoli dei calandari egizi e che ha permesso la correlazione di detti calendari con il nostro. Sopedet era la controparte femminile di Sopdu (Soped). Anche nel culto dei morti la dea aveva notevole importanza: considerata madre e sorella del sovrano defunto lo guidava nel cielo durante il viaggio nella duat. Nell'iconografia Sopedet compare sia come donna recante sul capo la corona hemhem che come bovina essendo anche vista come una manifestazione della dea Hathor

Tueret o Tauret
è una divinità egizia raffigurata con le fattezze di una ippopotamo gravida. Protettrice delle donne incinte e dei bambini vegliava anche sul sonno. Nell'ambito dei riti funerari Tueret era considerata essere la madre del sole e aveva il compito di aiutare il defunto a rinascere a nuova vita. L'ippopotamo è la forma di uno dei tre letti (le altre sono vacca e leone) su cui i defunti erano posti in sequenza per permettere loro il viaggio nell'aldilà

Tefnut (o Tphenis)
dea della mitologia egizia, fa parte della grande Enneade di Eliopoli. Nacque, come suo fratello gemello e marito Shu, dallo sperma o muco di Atum, il creatore. Tefnut e Shu formano la prima coppia divina. La prima è il simbolo dell’umidità e Shu quello dell’aria; rappresentano con i loro due figli, Geb (la terra) et Nut (il cielo), i quattro elementi primordiali. Tefnut, associata anche alla pioggia ed alle nuvole, simboleggia l’acqua ed il suo potere creatore. Era adorata ad Ossirinco e veniva raffigurata sotto forma di donna con testa di leonessa con un disco solare sulla testa. A Leontopoli, Shu e Tefnut erano venerati sotto forma di una coppia di leoni. Tefnut è anche la personificazione della dea lontana, assumendo l’aspetto e gli attributi delle dee pericolose e incarnando l’occhio di Ra, il ciclo del sole che brucia e devasta. Secondo il mito, Tefnut, figlia del sole, fuggì nel deserto della Nubia, dove lasciò libero corso alla sua ferocia. Ra incaricò Thot di andarla a riprendere e, ritrovato il suo aspetto benefico, Tefnut tornò in Egitto.

Thot,
pronunciato "tot", è il nome greco dato al Dio egizio della luna, sapienza, scrittura, magia, misura del tempo, matematica e geometria. Come i cicli della luna regolavano molti dei rituali religiosi ed eventi civili della società egiziana, così Thot fu considerato anche il primo regolatore di tali attività. Originario del III distretto del Basso Egitto, capitale Damanhur (Ermopolis Parva), compare già nel periodo predinastico. La città ove però viene maggiormente adorato è Ermopoli Magna (Gli Otto'), capitale del XV distretto dell'Alto Egitto, ove assume sembianza di ibis, di cinocefalo ed anche di toro. Figlio di Ra o Seth, ma anche segretario e consigliere di Ra. Thot fu compagno di Astennu, un nome che fu occasionalmente utilizzato per riferirsi a Thot stesso. La sua controparte femminile era Seshat. Thot era conosciuto anche come mediatore. Aiutò Horus contro Seth e fece da mediatore tra Tefnut e Ra. Nel Duat, il mondo degli inferi, aiutò Osiride giudicando le anime dei morti. È stato a volte identificato con il dio greco Ermes o Hermes Trismegistus. Thot fu considerato dagli antichi Egizi l'inventore della scrittura e del calendario di 365 giorni. Di solito era raffigurato con testa di ibis (il becco del quale somiglia ad una luna crescente) o di babbuino. Nell'ultimo periodo della storia egiziana il culto di Thot guadagnò importanza e milioni di ibis furono mummificati in suo onore.

Upuaut ("colui che apre la via"; anche Wepwawet, Ophois)
figlio di Iside, è il dio lupo della morte e della guerra, venerato in particolar modo ad Abydos. Upuaut è originario dell’Alto Egitto, come dio patrono del XIII nomos (Lycopolis), ma simboleggia l’unità dell’Alto e del Basso Egitto, presenziando i rituali di unificazione reale. Come Anubi, con il quale viene spesso identificato, è una divinità funeraria e uno dei più antichi dei venerati. Il suo culto aumentò d'importanza a partire dalla I dinastia fino alla XII dinastia, per lasciare il posto ad Osiride, e scomparve del tutto dopo la XVIII dinastia. Fu identificato con Khentamenti, l'equivalente dell'Ade greco. Viene raffigurato come un uomo vestito da soldato con la testa di lupo o sciacallo, con pelliccia grigia, bianca o marrone, solitamente con mazza ed arco nelle mani. In qualità di dio guerriero, alcuni studiosi hanno ipotizzato che uno stendardo che lo raffigurava fosse portato alla testa degli eserciti in guerra.

Uto (lett. "del colore del papiro")
dea della mitologia egizia, anche chiamata Wadjet, e, in greco, Udjo, Edjo e Buto. Fu in origine la divinità locale della città di Per-Wadjet, chiamata Buto dai Greci, capitale del 19. distretto del Basso Egitto. Divenne più tardi la dea protettrice del faraone e la personificazione del Basso Egitto, come la dea-avvoltoio Nekhbet lo era dell'Alto Egitto. Queste due divinità simboleggiano le due terre (il nord ed il sud) riunite nel nome del faraone, sul diadema del quale sono rappresentate. Nella titolatura reale rappresentano le "Due Signore" del nome Nebti. Viene raffigurata come un cobra o come una donna con la corona rossa, simbolo del Basso Egitto.Associato alla dea è l'ureo, simbolo della regalità a forma di serpente, posto sulla fronte di Ra e che adornava i copricapo dei sovrani egizi.

Pepinakht-Hekaib,
divinità locale dell'antico Egitto venerata sull'isola di Elefantina. Nomarca del distretto di Elefantina durante il regno di Pepi II ricoprì anche incarichi militari nell'ambito di spedizioni sulla costa del Mar Rosso e nella Nubia Durante la XII dinastia ebbe inizio il suo culto avente come fulcro la sua cappella funeraria di cui ci rimane una importante stele.





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Bibliografia:
Tosi, Mario, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Torino 2004
Mercadante, Anthony S. - Dizionario universale dei miti e delle leggende - Newton &
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