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L'Atlantide, secondo la tradizione esoterica

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L'Atlantide, secondo la tradizione esoterica Empty L'Atlantide, secondo la tradizione esoterica

Messaggio Da Angelodiluce Sab Mag 14, 2011 2:59 pm

L'Atlantide, secondo la tradizione esoterica

del Dr. M. Rizzi

I CONTINENTI PERDUTI

Per poter comprendere la vera essenza di tutte le religioni è
opportuno cercare le caratteristiche della prima religione, apparsa
sul nostro pianeta. Contrariamente a quanto si è portati a pensare
questa non è affatto costituita da riti tribali con adorazione di
feticci di legno o di pietra.

Ne parla Friedrich M. Muller, in Origin of Religious Laws (Origine
delle leggi religiose) dicendo: "Vi fu una religione primitiva ariana,
una semitica, una turanica, prima che ciascuna di quelle razze
pri¬mordiali si scindesse formando lingue, adorazioni, sentimenti
nazionali separati. Il Dio supremo rice¬vette lo stesso nome nella
mitologia antica dell'India, della Grecia, dell'Italia, della
Germania, e lo conservò, sia che fosse venerato sulle catene
dell'Imalaia o tra le querce di Dodona, nella capitale o nelle foreste
della Germania. Quel nome fu Dyaus in sanscrito, Zeus in greco,
Jupiter in latino, Tiu in germanico ..
.
"... Dyaus non significava il cielo azzurro, né era il cielo
personificato; rappresentava un'altra cosa. Nei Veda (antichi poemi
indù, n.d.r.), troviamo l'invocazione Dyaus Pitar, il greco padre Zeus
e il latino padre Jupiter, e l'espressione nelle varie lingue ripete
il significato che ebbe prima che le lingue si differenziassero.
Si¬gnifica 'Padre del Cielo' o 'Padre Celeste'".

Pertanto, prima di intraprendere uno studio dell'Esoterismo, che
rappresenta oggi l'elaborazione degli Insegnamenti di allora, pensiamo
giusto fare una breve analisi storica per mostrare dove e come si sia
formato: dedicheremo pertanto questa lettera ai continenti scomparsi
Atlantide e Lemuria.

MU, LA MADRE TERRA DELL'UOMO (4)

Il Paradiso terrestre, di cui parla la Bibbia, si riferisce ad
un'epoca assai lontana, quando l'uomo, al¬quanto diverso da come lo
conosciamo, viveva su un grande continente, ora sommerso, nell'oceano
pa¬cifico. Questo continente, chiamato anche col nome di "Lemuria",
rappresenta la Madre Terra dell'umanità perché è solo da questo punto
dell'evoluzione che l'uomo può considerarsi tale.

La terra di Mu era molto vasta, si estendeva da un punto a nord delle
Hawaii fino alle Figi e, a sud, fino all'Isole di Pasqua. Era un
bellissimo paese dove viveva un popolo che, tra l'altro, fondò varie
co¬lonie.

Tutti professavano la stessa religione ed adoravano il Sole. Da molto
tempo, l'imperatore era anche sommo sacerdote, il suo nome era "Ra Mu"
ed il suo impero ebbe il nome di "Impero del Sole"; egli, tuttavia,
non venne mai venerato perché era solo un rappresentante della
divinità.

Gli abitanti di Mu credevano nell'immortalità dell'anima, la quale,
alla fine, tornava alla "grande sorgente" da cui era venuta. Furono
grandi navigatori ed esperti architetti, costruirono palazzi di pietra
e grandi templi senza tetto, affinché il popolo in preghiera potesse
ricevere i raggi del Sole, loro Dio.

Uno dei momenti di massimo splendore fu raggiunto circa 26.000 anni,
un periodo immediatamente precedente alla sua scomparsa, a causa di
un'azione vulcanica sotterranea ininterrotta. L'isola di Pa¬squa, con
i suoi enigmatici monumenti, rappresenta un reperto archeologico di
questo antichissimo continente.
L'ATLANTIDE

Platone, nel suo Timeo, parla di un continente scomparso che, fino a
qualche tempo fa, era considerato come fantasioso e leggendario. Ora,
con le scoperte archeologiche e le investigazioni occulte, si è invece
stabilito che si tratta di un continente assai antico, sprofondato
nell'oceano Atlantico circa 12.000 anni fa.
Nel Timeo vi sono quattro interlocutori, Socrate, Timeo, Ermogene e
Critia. In questo dialogo Critia afferma di aver sentito un racconto
da suo nonno, che a sua volta lo aveva sentito da Solone il più savio
dei sette sacerdoti di Sais. la prima città costruita in Egitto
all'incirca 16.000 anni fa.
Solone era stato ospite di una comunità, probabilmente derivante da
Atlantide, ed un loro sacerdote gli aveva detto: "O Solone, Solone,
voi Elleni siete proprio dei 'bambini' e non è possibile che tra di
voi si trovino uomini 'maturi'".

"Cosa vuoi dire?, replica Solone, Voglio dire che a livello mentale
voi tutti siete 'giovani' in quanto la vostra cultura e la vostra
scienza hanno delle radici recenti e la ragione di ciò va ricercata
nel fatto che vi sono state, e vi saranno, delle distruzioni
dell'umanità dovute a cause molteplici, le peggiori sono però state
causate dal fuoco e dall'acqua.

"Tutto ciò che è accaduto nel nostro paese, o nel vostro, e di cui noi
siamo stati informati è stato da noi registrato e se ne può trovare la
traccia nei nostri templi. Da parte vostra, invece, non è rimasta
al¬cuna registrazione relativa a quei tempi lontani.

"L'ultimo cataclisma è sceso dal cielo come una pestilenza lasciando
solo pochi sopravvissuti senza co¬noscenza ed esperienza. Per questo
motivo il vostro popolo è stato costretto a ripartire dall'inizio e
questa è la ragione per cui voi non conoscete nulla di ciò che è
accaduto al vostro popolo in un tempo assai lontano. Sappiate che nel
vostro territorio visse la più nobile ed evoluta razza che mai apparve
sulla terra.

"Tu ed il tuo popolo siete soltanto ciò che è rimasto e tutto ciò non
vi è conosciuto perché i sopravvissuti non tennero alcun resoconto per
molte generazioni. La vostra antica Atene fu costruita 1000 anni prima
della nostra città di Sais...".
Il territorio di cui parla Solone era l'isola di Poseidone: ciò che
rimaneva di Atlante, paese sconvolto in precedenza da tre cataclismi
che, a distanza di centinaia d'anni, lo avevano ridotto alla grande
isola chiamata, appunto, Poseidone.

Il popolo di Atlantide (5)

La razza atlantiana, si è suddivisa in sette sottorazze delle cui
caratteristiche faremo un breve riassunto tratto dalla Cosmogonia dei
Rosacroce.
1. RMOAHAL: questi primitivi, con il senso del tatto, potevano
percepire la sensazioni di dolore, agio e benessere. Possedevano
inoltre un barlume di memoria e ricordavano le sensazioni provate
(suoni, colori, ecc.). Con la memoria acquistarono anche i rudimenti
del linguaggio e, da quel momento, emi¬sero parole e non più semplici
suoni come facevano i Lemuriani. Gli Rmoahal cominciarono a dare nomi
alle cose. Il linguaggio per loro era utilizzato solo per cose sacre
perché era la più alta espres¬sione diretta dello Spirito.

2. TLAVATLI: in questa razza si cominciò a conoscere il proprio valore
come esseri umani separati. Diventarono ambiziosi ed iniziarono a
pretendere che gli altri ricordassero le loro opere. Il ricordo di
fatti compiuti da alcuni, faceva sì che un gruppo di persone
scegliesse come proprio capo l'autore di grandi gesta.

3. TOLTECHI ORIGINARI: in questo popolo l'educazione veniva impartita
dai genitori che risveglia¬vano nell'interiorità dei loro figli le
conoscenze e le esperienze da essi compiute. Ciò permetteva ai fi¬gli
ad assumere le qualità paterne e, chiaramente, portava onori ai figli
delle persone che si erano di¬mostrate importanti. L'esperienza era
altamente stimata e colui che ne possedeva di più era considerato un
buon consigliere. Furono loro che, elaborando le idee dei loro
predecessori inaugurando la Monar¬chia e la successione ereditaria.

In questa parte del Periodo atlantiano, troviamo i primi esempi di
nazioni separate. Gruppi di persone che scoprivano in altri gusti e
abitudini consimili, lasciavano le loro vecchie abitazioni per fondare
una nuova colonia.

Le Guide del genere umano (che vedremo in seguito, n.d.r.),
stabilirono in quel tempo dei grandi Re per governare i popoli, ai
quali fu dato loro grande potere. Le masse onoravano codesti Re con
tutta la venerazione dovuta a coloro che erano veramente Re "per
grazia di Dio". Questa condizione felice, tuttavia, recava in sé il
germe della disgregazione perché col tempo i Re divennero avidi di
potere e cominciarono ad usare il loro potere corrottamente per scopi
egoistici e per profitto personale, invece che per il bene comune.

4. TURANICI ORIGINARI: furono la quarta razza, erano particolarmente
spregevoli per il loro abo¬minevole egoismo. Essi eressero dei templi
dove i loro Re venivano adorati come dei e inflissero op¬pressioni
estreme alle classi inferiori. Una Magia nera della più nauseante e
peggiore specie fiorì e tutti gli sforzi di questo popolo erano
diretti al soddisfacimento della vanità e del fasto smagliante.

5. SEMITI ORIGINARI: questo popolo era in grado, fino a un certo
punto, di reprimere i desideri mediante il pensiero così, invece di
desideri puri e semplici, ne risultavano malizia e astuzia, mediante
le quali essi cercavano di raggiungere i loro fini egoistici.

Delle due razze seguenti (Akkadiani e Mongoli) non vi sono
informazioni importanti in quanto è stata la quinta sottorazza
Lumuriana il terreno da cui hanno tratto le loro origini coloro che
hanno progredito formando le progenie di coloro che stanno attualmente
evolvendo nell'epoca Ariana.

La civiltà atlantiana (6)

A brillanti Epoche di cultura si susseguono tempi di ignoranza,
durante i quali tutto il progresso della scienza e dell'arte sembra
perduto, e questi sono a loro volta seguiti da civiltà che giungono a
livelli ancora più alti. La descrizione che segue, dunque, si
riferisce evidentemente ai periodi di cultura ...
Il governo era autocratico (il Re aveva il potere assoluto, n.d.r.), e
sotto i Re divini nessun altro si¬stema poteva essere migliore per il
popolo. Esso era stato ideato dai Saggi per il bene di tutti, e non da
qualche classe particolare per il proprio vantaggio. Perciò, il
benessere generale era molto maggiore che nella civiltà moderna.
I governanti, erano ritenuti responsabili del benessere e della
felicità delle loro province: i delitti e la carestia erano imputati
alla loro negligenza o alla loro inettitudine ...

... Si praticava la musica, che però era primitiva, come pure gli
strumenti. Tutti gli Atlantidei amavano i colori, e tanto l'interno
che all'esterno delle loro case era ornato di decorazioni brillanti.
Però, l'arte della pittura non riusci mai ad affermarsi in modo
stabile, benché si eseguisse qualche disegno ed al¬cune opere
pittoriche. La scultura era invece molto diffusa, e raggiunse una
grande perfezione ...

L'architettura era l'arte piu estesamente praticata, gli edifici erano
massicci e di di¬mensioni gigantesche. Le case erano separate fra
loro, anche nelle città; qualche volta quattro corpi circondavano un
cortile centrale, in mezzo al quale era una fontana ...

... Alcune case erano ornate di intagli, affreschi o decorazioni
colo¬rate. Le finestre erano munite di un materiale simile al vetro,
ma meno trasparente. Gli interni erano ammobiliati, ma senza
partico¬lari complicati; però, questi soggetti erano molto raffinati.

I templi erano grandi saloni, ancora più ammirevoli di quelli
dell'Egitto; i pilastri sostenenti il tetto erano quadrati, o in
qualche caso rotondi. Nei tempi della decadenza, le navate laterali
erano circondate da numerose cappelle, contenenti statue dei cittadini
più importanti e un culto particolare era loro reso da sacerdoti
incari¬cati appositamente di ciò. Anche i templi avevano le loro torri
e cupole, che servi¬vano per il culto solare e per osservatori.

L'interno dei templi era intarsiato, o anche interamente coperto d'oro
o d'altri metalli preziosi, metalli ottenuti con la trasmutazione,
essendo questa un'industria privata, con la quale gli alchimisti
guadagna¬vano la vita. L'oro, essendo preferito all'argento, era
prodotto in maggior quantità.

L'oro, l'argento e l'oricalco (antica lega di rame e zinco simile
all'ottone, n.d.r.) erano i metalli più usati per le de¬corazioni e
per gli utensili domestici. Le armi erano riccamente in¬tarsiate di
questi me¬talli, e quelle usate solo nelle cerimonie e nelle
processioni spesso erano fatte interamente di metalli preziosi; in
queste occasioni elmi, corazze e gambali d'oro erano portati sopra
tuniche e calze dei colori più brillanti: scarlatto, arancio e un
porpora molto elegante ...

... Tutte le scuole erano mantenute dallo Stato, e l'educazione
primaria era obbligatoria, ma saper leg¬gere e scrivere non era
conside¬rato necessario per i lavoratori dei campi e per gli
artigiani. Alla età di dodici anni i ragazzi che dimostravano delle
attitudini erano mandati nelle scuole superiori dove impa¬ravano ciò
che meglio si addiceva a ciascuno: agricoltura, meccanica, caccia e
pesca, ecc. Le proprietà delle piante e le loro qualità curative
formavano un ramo importante di studio; non c'erano medici
ri¬conosciuti, ma ognu¬no sapeva qualcosa di medicina, come pure di
cure magnetiche.

La chimica, la matematica e l'astronomia erano pure insegnate, con lo
scopo di sviluppare le facoltà psichiche dello studente e istruirlo
sulle forze più nascoste della natura. In questa categoria erano
com¬prese le proprietà occulte delle piante, dei metalli e delle
pietre preziose, come pure le trasmutazioni alchemiche ...
L'impiego usuale della chiaroveggenza permetteva loro di osservare i
processi della natura, ora invisibili per i piu, cosicché la scienza
era avanzata, e le sue applicazioni alle arti e ai mestieri erano
nume¬rose e utili.

Essi possedevano una conoscenza di certe forze che oggi è stata
perduta. Una di queste forze era im¬piegata per la propulsione tanto
delle navi che degli aeroplani, un'altra per invertire la forza
attrattiva della gravità in forza repulsiva, cosicché il sollevamento
di grossi blocchi di pietra a grande altezza era un'impresa
facilissima. Le forze più sottili non erano applicate a macchine, ma
dirette col potere della volontà, servendosi del meccanismo, allora
ben cono¬sciuto e sviluppato, del corpo umano.

... I Rmoahal e i Tlavatli, vivendo specialmente di caccia e di
pe¬sca, non avevano bisogno di un si¬stema agricolo; tuttavia i
Tlavatli avevano un sistema di coltivazione basato sui villaggi.

L'aumento della popolazione e la civilizzazione nei primi tempi dei
Toltechi resero necessario un si¬stema di tenuta delle terre, ma poi,
specialmente per la perfezione di questo sistema, la povertà e le
ristrettezze scomparvero.

Il complesso delle terre e dei loro pro¬dotti, come pure il bestiame,
si consideravano appartenenti all'imperatore. Il re o il viceré era
responsabile, nell'ambito del suo distretto, della coltivazione, della
raccolta, del pascolo e degli esperi¬menti agricoli. I suoi
consiglieri agricoli erano versati in astronomia, e traevano tutto il
vantaggio dalle influenze occulte sulla vita animale e vegetale ...

Tornando all'agricoltura, per ogni operazione si calcolava esattamente
il giorno adatto regolando ogni particolare. Ogni regione per solito
consumava i suoi prodotti, ma qualche volta avvenivano scambi con
altre regioni.

Dopo aver prelevata una piccola quota per l'imperatore e il governo
centrale, il prodotto di tutto il di¬stretto veniva diviso fra gli
abitanti; al viceré locale e ai suoi funzionari toccava una quota
maggiore, ma ciascuno riceveva abbastanza per avere assicurata la vita
ed il benessere. Gli aumenti nella produ¬zione, sia agricola che
mineraria, erano divisi fra tutti.

Dopo un lungo periodo di risultati felici, questo sistema declinò, con
l'affermarsi della negligenza, dell'egoismo e del lusso raffinato. Un
motivo essenziale di malcontento era il fatto che le classi
supe¬riori, le cui facoltà psichiche erano state debitamente
sviluppate, affidavano ai subordinati, meno esperti, il compito
delicato di sce¬gliere i ragazzi per l'istruzione tecnica superiore.
Molti errori erano così commessi, e della gente si trovava vincolata
per tutta la vita in occupazioni non adatte e non di suo gusto ...

... Nel tempo dei Toltechi, quando regnava un Re divino, c'era un
clero di iniziati che formava una grande fratellanza occulta, e
incominciava i primi passi sul Sentiero occulto. Si tratta
natural¬mente dei pochi, perché la grande maggioranza era molto più
indietro nello sviluppo spirituale. Era adottato il culto del Sole, ma
i più in¬telligenti guardavano il Sole come un simbolo, mentre gli
ignoranti non po¬tevano vedere oltre la forma esteriore del simbolo.
Per tutta l'Atlantide, ma specialmente nella Città dalle Porte d'Oro,
furono eretti dei templi magnifici al Sole. Non era permessa alcuna
immagine della Divinità, essendo il disco del Sole ritenuto l'unico
em¬blema appropriato: un disco d'oro collocato in modo da ricevere i
primi raggi del Sole nascente all'equinozio di primavera o al
solstizio d'estate.

Questo sistema religioso sopravvive nel culto scintoista in Giappone,
ma a differenza dai templi sfarzo¬samente decorati dell'Atlan¬tide, i
templi scintoisti sono finiti con semplice legno liscio di gusto
finis¬simo, senza sculture, pitture né altre decorazioni. In seguito,
un'immagine d'uomo archetipico fu intro¬dotta nei templi e adorata
come la più alta rappresentazione della divinità.

Ma si avvicinavano i tempi cattivi, nei quali la razza sarebbe stata
inghiottita dall'abisso dell'egoismo. Il concetto morale decadde,
portando la perversione dell'ideale spirituale. Ognuno lottava per se
stesso e usava le proprie conoscenze per scopi egoistici. Le Stanze di
Dzyan (libro antichissimo, n.d.r.) così ne parla:
"Poi la Quarta divenne gonfia d'orgoglio: Noi siamo i Re, noi siamo
gli Dei. Essi fabbricarono im¬mense città. Fabbricarono con terre e
metalli rari. Dalla pietra bianca delle mon¬tagne e da quella nera
delle eruzioni vulcaniche, essi scolpirono le immagini della propria
grandezza e somiglianza, e le adorarono. L'apoteosi del sé non poteva
andare oltre".

Oltre al Sole, il clero conosceva e custodiva altri simboli, tra cui
la concezione della Trinità nell'Unità. La Trinità nel suo significato
più sacro non fu mai divulgata, ma la Trinità personificante i poteri
co¬smici dell'universo come Creatore, Conservatore e Distruttore,
divenne di dominio pubblico per qual¬che indiscrezione nel tempo dei
Turaniani. Quest'idea fu ancora più materializzata e degradata dai
Se¬miti, in una trinità strettamente antropomorfa, consistente di
padre, madre e figlio.
Un'ulteriore degenerazione avvenne nel tempo dei Turaniani. Praticando
la stregoneria, molti vennero a conoscere l'esistenza di potenti
elementali (forme energetiche, n.d.r.), creati o animati dalla loro
forte volontà. Gli uomini si erano talmente degradati, che si misero
ad adorare queste semicoscienti creature dei loro cattivi pensieri ...

... La parola sacra della Razza atlantiana è Tau mentre quella della
quinta Razza è Om.

Cosa rimane dei popoli atlantidei? (7)

Della prima e seconda sottorazza atlantiana non esistono discendenti
puri, ma lo scheletro dell'"uomo Furfooz" è un buon esemplare della
prima e quello dell'"uomo CroMa¬gnon" della seconda. La terza (Toltec)
rimane ancora negli "Indios" del Sud e Centro America e nei pellirosse
degli Stati Uniti e del Canadà.
La quarta sottorazza (Turaniani) emigrò dall'Atlan¬tide e dirigendosi
verso oriente, oltre Babilonia, lun¬go il fiume Giallo, scese nelle
pianure della Cina. È rappresentata oggi in certe parti della Cina da
una razza Cinese gialla e alta di statura, affatto distinta dai Cinesi
della settima sottorazza.
Dei Semiti ori¬ginari, quinta sottorazza, si vedono oggi i discendenti
negli Israeliti di tipo puro o nei Kabili dell'A¬frica settentrionale.
La sesta, o Akkadiana, era rap¬presentata dai Fenici che
commercia¬vano nel Medi¬terraneo; e la settima, o Mongola, si sparse
divenendo la moderna razza Cinese.
L'inizio della Legge di causa ed effetto (Cool

Il livello evolutivo raggiunto dai Semiti (quinta sottorazza
atlantiana), era tale che Coloro che gli ave¬vano guidati fino ad
allora e da cui dipendevano le loro vite, decisero di insegnar loro a
gestirsi da soli, fornendo le indicazioni su come comportarsi e
implementando così la Legge di causa ed effetto (o Legge del karma).
In questo insegnamento veniva sancito che solo l'ubbidienza alla Legge
avrebbe permesso una vita senza problemi, essendo i problemi stessi
generati da ogni tipo di trasgressione. Fatto che viene rias¬sunto in
una massima assai significativa: "Noi non siamo mai puniti per i
nostri peccati, ma dai nostri peccati".
Una testimonianza della geologia (9)

Nell'estate 1896 una nave fu impegnata nella posa del cavo sottomarino
che unisce Brest a capo Cod. Il cavo si ruppe a ovest di Parigi ed a
circa 900 chilometri a nord delle isole Azzorre. La profondità
dell'oceano, in quel punto, era di 3100 metri.

Il tentativo di ripescarlo a mezzo di ramponi fallì più volte perché
il grappone restava impegnato in rocce dalle punte dure e spigoli
aguzzi. Tutte le schegge che rimasero attaccate ai grapponi erano di
una lava vetrosa, avente la composizione chimica dei basalti, chiamata
tachilite. Una tale lava, intera¬mente vetrosa, può consolidarsi solo
sotto l'effetto della pressione atmosferica e non certamente 3000 m.
d'acqua.

Con questo fatto divenne evidente che il fondo dell'A¬tlantico, a 900
chilometri a nord delle Azzorre, era una terra emersa quando è stata
coperta da colate di lava e solo in un secondo tempo è sprofondata a
3000 metri di profondità. Conclusione: tutta una regione al nord delle
Azzorre, che comprende forse le Azzorre, e della quale dunque queste
isole non sarebbero che le visibili rovine, si è sprofondata molto
recentemente, probabilmente nell'epoca che i geologi chiamano attuale.
Le testimonianze della paleontologia (10)

Le testimonianze della paleontologia confermano e completano quella
dei geologi. Sommamente inte¬ressanti sono a questo proposito le
conclusioni cui giunse, qualche decennio fa, il naturalista francese
Luigi Germain, che fece oggetto di attenti studi la fauna e la flora
delle Azzorre, di Madera, delle Ca¬narie e del Capo Verde.
Le sue osservazioni conclusero (C. R. Ac. des Sc., 20 settembre 1911)
che, effettivamente, verso la metà dell'evo terziario, i detti quattro
arcipe¬laghi formavano una sola terra unita a nord con la penisola
iberica, a sud con la Mauretania, ad ovest con le Bermude e con le
Antille. Alla fine del ter¬ziario, in conseguenza di vasti movimenti
orogenici sopravviene lo spezzettamento... ciò che ne restò, avrebbe
formato l'Atlantide di cui parla Platone.

Ma durante il terziario, e fino ai tempi del pliocene, il continente
che abbracciava gli arcipelaghi era rimasto unito, come si è detto,
con la penisola iberica: ciò è provato dalla sopravvivenza dei
molluschi o dei ve¬getali del pliocene nelle Canarie e nelle Azzorre.

Anche sir C. Wyville Thomson trovò che alcuni esemplari della fauna
della costa del Brasile, raccolti dal fondo del mare per mezzo della
sua draga, sono si¬mili a quelli della costa Lusitana.
Ripetiamo che il continente terziario dell'Atlantico ha dovuto
comprendere almeno una parte delle An¬tille, non poten¬dosi altrimenti
spiegare la singolare ripartizione dei molluschi "Oleacinidae", i
quali non vivono che nell'America centrale, nelle Antille, nelle
Canarie, nelle Azzorre, ed in una parte del bacino del Mediterraneo.

Inoltre, quindici varietà di molluschi marini vivono soltanto nelle
Antille e sulle coste del Portogallo; non li si ritrova in nessun
altro luogo, né questa coesistenza può spiegarsi col trasporto degli
embrioni per la via delle correnti marine. Perciò gli zoologi sono
stati costretti, dalla riunione di tutte queste os¬servazioni, ad
ammettere l'esistenza di un grande continente mioce¬nico, che si
spezza dapprima dal lato delle Antille, e poi, al pliocene, dal lato
dell'Africa, originando l'isola di Poseidone.

***

Riferimenti bibliografici
1) Max Heindel, La Cosmogonia dei Rosacroce,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda, 1996.
2) Leo e Viola Goldmen, Amore e Saggezza, pag. 74
Edizioni Sysntesis, Lecco, 1996.
3) Ibid, pag, 74.
4) Riassunto da: Mu, il continente perduto, di James Churchward,
Edizioni SugarCo, S.r.l., Milano, 1975.
5) Riassunto da: La Cosmogonia dei Rosacroce, di Max Heindel,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (VR), 1996.
6) Arthur E. Powell, Il sistema solare, pag. 180-193,
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).
7) C. Jinarajadasa, Il mistero della vita e della forma, pag. 44
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).
Cool Riassunto da: La Cosmogonia dei Rosacroce, di Max .Heindel,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (VR), 1996.
9) Da una conferenza di P. Termier all'istituto Oceanografico di
Parigi, il 30 maggio 1912.
10) Giacomo Perrone, Atlantide, Leggende e testimonianze, pag. 118,
Edizioni Tilopa, Teramo, 1986.

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